Straits Times,
Dow Jones, l'agenzia
France Press e la nostra
Ansa: questi i nomi di alcuni dei media stranieri colpiti in
Cina da
email contenenti un
virus. Fra i bersagli prescelti dall'attacco:
giornalisti stranieri e
attivisti per i diritti umani.
Le prime analisi su quanto accaduto mettono in evidenza la
contemporaneità dell'invio delle email infette e la
preparazione della Festa Nazionale Cinese, in programma il
1° ottobre: celebrazione in cui verranno festeggiati i 60 anni di potere del Partito comunista sulla Cina continentale.Una
casualità ? Questo si domandano gli addetti ai lavori e gli analisti, perplessi per la concomitanza fra l'evento e l'attacco mediante posta elettronica.
Nicholas Bequelin di
Human Rights Watch a
Hong Kong ha sottolineato come, osservando che fra gli obiettivi vi siano numerose
organizzazioni non governative, sia evidente una correlazione fra l'evento e l'attacco. Questo non significa, però, che vi siano prove certe sull'eventuale mano del
governo Cinese dietro quanto successo: le autorità potrebbero essere responsabili, ignorare completamente i fatti o assentire silenziosamente. Questo non è possibile saperlo.
La tecnica utilizzata per l'invio di email nocive è più precisa e quindi più pericolosa, rispetto al passato: le email sono personalizzate, inviate da tale
Pam Bouron, presentatosi come un caporedattore del settore economico, interessato a proporre una collaborazione per organizzare interviste durante un suo prossimo viaggio a Pechino. La missiva è stata scritta facendo sì che “Pam†apparisse come un impiegato di ogni agenzia di stampa, cui era destinata l'email, alla quale era stato allegato un pericoloso
malware che agiva sfruttando
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