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Analizziamo più da vicino Buzz, il social network targato Google

Google ha appena lanciato una serie di novità  che trasformeranno Gmail in un social network. La novità  si chiama Google Buzz e promette di dare battaglia a Facebook e Twitter. Viste le premesse potrebbe anche riuscirci.

Autore: Andrea Sala

Pubblicato il: 10/02/2010

Google ha un problema, o almeno lo aveva fino a ieri. BigG ha le mani in pasta per quanto riguarda ogni aspetto di internet, tranne uno. E proprio quest'ultimo utilizzo della rete sta diventando sempre più importante e diffuso, fino a diventare un fattore chiave della struttura del web: stiamo parlando dei social network. Sì, Google possiede Orkut e OpenSocial ma non si può certo dire che abbiano avuto successo, o meglio, non il successo di Facebook e Twitter.
Con l'annuncio di ieri, però, Google potrebbe aver risolto il suo problema "sociale". Google Buzz, che verrà  a breve integrato in Gmail, è il tentativo di Google di cavalcare l'onda dei social network e, nel puro stile dell'azienda, introduce alcune interessanti novità  al concetto degli amici online.


[tit:Google Buzz: come funziona]Fondamentalmente Buzz è un flusso di messaggi di stato, immagini, link e video che tutti gli appartenenti a un network possono vedere. Ogni membro può postare un qualsiasi contenuto ed esprimere il proprio apprezzamento su quelli esistenti – una feature simile al "mi piace" di Facebook – o commentarli. Buzz, come detto, verrà  implementato nell'interfaccia di Gmail, uno dei più famosi servizi di Google: gli utenti, inoltre, potranno collegare Buzz ai propri account di Twitter, Flickr, Picasa e Google Reader, così che ogni attività  effettuata su quei social network sia presentata in un'unica pagina, accessibile dalla propria webmail.



Google ha furbescamente scartato l'idea di creare un servizio tutto nuovo che si sarebbe aggiunto alle sue già  numerose offerte online: l'idea geniale è stata sfruttare l'enorme bacino di utenza attuale di Gmail, circa 176 milioni di visitatori unici al mese, secondo ComScore. La mossa mette Buzz in una buona posizione sul mercato già  in partenza. Google non si è accontentata di aggiungere Buzz alla lunga fila di social network presenti in rete. La società  californiana, come sempre, ha voluto differenziarsi implementando in Buzz diverse caratteristiche davvero utili e interessanti.
Innanzitutto, Google vuole mettere ordine nelle informazioni condivise da ciascun utente. Il mondo dei social media è, per la maggior parte, un caos informe di parole, fotografie, video e link messi online senza alcun tipo di organizzazione o filtro. Va da sà© che, di tutto il materiale, solo una piccola parte è significativa per i propri amici online. Con Buzz, Google intende eliminare quei messaggi che causano "rumore", ad esempio nascondendo i vari "a pranzo" o "torno subito" che un amico mette online su Twitter. L'idea è di escludere dal flusso di Buzz gli elementi che non hanno molti commenti e, quindi, probabilmente non sono interessanti per il network di contatti.
In più, gli utenti potranno "insegnare" all'algoritmo cosa mostrare e cosa no, cliccando su "not interested" riguardo ai contenuti postati. Buzz è capace di riportare informazioni da altre reti sociali ma, per il momento, la feature è a senso unico: non è possibile, infatti, aggiornare il proprio account di Twitter attraverso Buzz. Google però è fiduciosa che tale funzionalità  possa essere inclusa in futuro, assieme a molte altre. Buzz, infatti, nasce come servizio open e offrirà  la possibilità  a sviluppatori esterni di creare applicazioni compatibili.
àˆ da sottolineare che in tutto questo discorso di condivisioni di dati e informazioni è assente il principale social network mondiale: Facebook. Il fatto dimostra con chiarezza chi Google vuole contrastare, a prescindere dalle dichiarazioni di "openness" di Buzz.
[tit:Un servizio mobile]Dai discorsi di Google si potrebbe pensare che Buzz sia per la maggior parte un prodotto mobile. E potrebbe anche essere così. BigG sottolinea molto la possibilità  di utilizzare il servizio immediatamente sui cellulari, ovviamente su quelli Android-based e sugli iPhone. La menzione specifica di questi due smartphone non è casuale: i loro browser infatti, supportando lo standard HTML5, possono offrire la funzionalità  di geolocalizzazione. Questo aspetto è molto importante perchà© Google non vuole solo che gli utenti aggiornino il proprio stato, ma vuole che aggiungano al messaggio anche il luogo in cui hanno digitato e l'ora. Va sottolineato che il tutto è a discrezione dell'utente e si può anche postare qualcosa senza riferimenti geografici.




Google, a onor del vero, possiede già  una specifica applicazione di geolocalizzazione, Latitude, ma Buzz funziona in un modo leggermente diverso, meno "tecnico": al suo interno è possibile selezionare il luogo in cui ci si trova, piuttosto che fornire delle coordinate. Questo uso di localizzazione geografica fornisce interessanti opzioni a Buzz, ad esempio si potranno cercare dei messaggi – chiamati "Buzzes", un po' come i "Tweets" di Twitter – scritti solo da certe città . Buzz si integra, nei telefoni con Android, con l'applicazione Maps e Google Search, quest'ultima anche nella versione per iPhone. Un aspetto sfizioso è che Buzz potrà  utilizzare la funzione di search vocale per inviare un buzz: in Usa basterà  esclamare "post buzz" seguito dal messaggio per inviarlo nel flusso di informazioni online.

[tit:I possibili problemi]Tutte queste funzionalità  e condivisioni di dati portano a galla un problema spinoso per Google, quello relativo alla privacy dei suoi utenti. Il colosso di Mountain View vuole, in teoria, offrire tutti gli strumenti perchà© i netizen possano svolgere le proprie attività  online in modo semi-privato. Ma Google vuole anche accedere a tutto quel volume di dati per poterli analizzare e ricavarne le informazioni che gli inserzionisti online richiedono. Le abitudini dei cybernauti sono preziosissime per la pubblicità  sul web, permettendo di indirizzare gli annunci a un target di utenti interessati e, quindi,  più propensi al click. Un servizio come Facebook, al contrario, dovrebbe escludere molte delle sue informazioni dai motori di ricerca e dai non-amici. La scelta è utile per gli iscritti ma non particolarmente gradita ai motori di ricerca e i marketer online. Per questo Facebook ha gentilmente cercato di incoraggiare i suoi utenti a rendere più "pubblici" i loro profili


In questo senso su Buzz si può scegliere se un post sia pubblico o privato. Nel primo caso tutti i followers possono leggerlo e viene aggiunto anche al proprio Google Profile, dove viene indicizzato, cercato sui motori di ricerca e, potenzialmente, letto da chiunque. I post privati possono essere inviati a un illimitato insieme di sottogruppi della propria lista di contatti, dai colleghi di lavoro alla famiglia. La soluzione sembra appropriata per dare agli utenti il controllo sulle proprie informazioni ma anche per placare la fame di informazioni di Google e i suoi inserzionisti riguardo le abitudini delle persone, online e offline. Proprio per tutte queste opzioni, però, il servizio può risultare complesso. Twitter, ad esempio, funziona perchà© è semplice: se si possiede un account pubblico tutti i Tweet potranno essere letti dai contatti iscritti. Buzz non è così immediato, appunto per l'esistenza di tutti i sottogruppi che escludono o includono i vari contatti quando si tratta di leggere un buzz. In più, se un utente commenta un nostro messaggio, la conversazione si sposterà  dall'interfaccia di Buzz alla posta in arrivo di Gmail, aspetto utile per essere informati tempestivamente. A quel punto si potrà  rispondere direttamente al commento, senza tornare in Buzz: se la caratteristica può dimostrarsi utile per molti utenti, può anche essere non così immediata per altri.

[tit:Il panorama dei social network] Senza aver ancora la possibilità  di utilizzare Buzz, sembra che lo scopo di Google sia duellare con Facebook e Twitter per vincere la battaglia del social network più semplice ove condividere contenuti. Google offre delle funzionalità  molto utili come la capacità  dell'algoritmo di "imparare" cosa mostrare e cosa no, a seconda delle nostre preferenze, o ancora la ricca esperienza mobile che include la geolocalizzazione
Grazie a tali opzioni Buzz si posiziona come una specie di Twitter evoluto e da un punto di vista generale somiglia molto al defunto – o meglio, assorbito - FriendFeed. Quel servizio era molto meglio di Twitter ma, per qualche motivo, non riuscì mai a prendere piede sul serio. Lo stesso si potrebbe dire di Twitter, se lo paragoniamo a Pownce e Jaiku, poi acquistati da Google. Aggiungendo Buzz a Gmail, BigG assicura al servizio una grossa possibilità  di successo, successo che potrebbe arrivare dove altri hanno fallito.
La domanda è: gli utenti di Gmail passeranno a Buzz? Google pensa di sì perchà© il servizio è parte dell'evoluzione dall'email, all'instant messaging, ai messaggi di stato. àˆ anche parte, secondo BigG, del passaggio allo stadio successivo, Google Wave. Fino ad oggi i netizen hanno dimostrato di non essere ancora pronti a Wave, troppo complesso e, oggettivamente, pensato per un bisogno di comunicare forse esagerato. Ma Buzz potrebbe essere lo strumento adatto a convincere le persone ad andare oltre le email e i servizi di messaggistica istantanea. O forse sarà  un altro passo falso di Google nella sua avventura "sociale".

                            

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