Per trarre guadagno sostanziale dalle proprie attività ,
Facebook deve concentrarsi sempre di più sulla
pubblicità . Ma senza perdere di vista il bene primario: la
fiducia degli utenti. Questa l'opinione espressa da
Christian Hernandez Gallardo, responsabile internazionale del Business Development di Facebook, in un'intervista rilasciata al Sole 24 Ore a margine dello Iab Seminar.
Il modello di business del celebre social network, nato quasi "per gioco", è in continua evoluzione. E nonostante la popolarità e l'enorme numero di utenti attivi quotidianamente, la piattaforma di per sà© non offre molte possibilità di monetizzazione per chi contribuisce al suo funzionamento: "oggi riusciamo a coprire i costi: l'infrastruttura, le persone che ci lavorano e lo sviluppo" spiega Hernandez Gallardo, ma
"i ricavi arrivano esclusivamente dalla pubblicità online".
Ecco che quindi il team è costantemente alla ricerca di investitori, agenzie ed aziende disposte a pubblicare i loro annunci sulla piattaforma, e soprattutto intenzionati a puntare sui nuovi metodi di
interest-based advertising, la pubblicità personalizzata in base ai gusti e alle preferenze degli utenti.
Un'innovazione che, però, rischia di essere considerata invasiva e lesiva della privacy delle persone. Il problema è riconosciuto dal responsabile: "abbiamo fatto alcuni passi indietro su questo fronte non appena abbiamo visto che veniva meno quello che per noi è il maggior valore. E cioè la fiducia degli utenti. Quattrocento milioni di persone si fidano di noi, se dovesse mancare questo rapporto perderemmo tutto. Nello sviluppo del sito siamo sempre più attenti alla privacy".
Hernandez Gallardo ha poi reso noto l'ambizioso obiettivo che il team Facebook si pone, già recentemente esplicitato da
Mark Zuckerberg: raggiungere
un miliardo di utenti.
Un netto "no comment", invece, per quanto riguarda tempi e modi della
quotazione in borsa del social network, operazione che rimane ancora avvolta in un alone di mistero.
In questo ambito, tuttavia, si è diffusa la notizia che Facebook avrebbe
vietato ai suoi dipendenti la vendita di azioni della società sui mercati secondari, tramite piattaforme quali
Sharespost e
Secondmarket.
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