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Murdoch lo ribadisce, l'informazione online deve essere a pagamento

Rupert Murdoch è tornato sul tema dell'informazione online ribadendo che il servizio va pagato. Anche dagli aggregatori, come Google. E prevede un "effetto iPad" positivo per l'editoria.

Autore: Andrea Sala

Pubblicato il: 09/04/2010

A Rupert Murdoch proprio non va giù che l'informazione sul web sia gratuita. Almeno non per chi ne trae guadagno impunemente, come Google.
àˆ, come al solito, lapidario il magnate delle telecomunicazioni australiano, che su questo tema proprio non vuole sentire ragioni. E se la prende ancora una volta con Google News, accusato proprio di appropriazione indebita di contenuti. Contenuti che, secondo Murdoch, BigG dovrebbero pagare.
"Non credo che faremo pagare Google, semplicemente si rifiuterebbero: saremmo invece felici se loro pubblicassero solo i titoli e alcune frasi, facendo seguire il modulo per l'abbonamento al giornale", ha dichiarato Murdoch. Ecco, quindi, una seconda ipotesi: pubblicare parte delle notizie offrendo all'utente la possibilità  di continuare la lettura, previa sottoscrizione di un abbonamento.
E l'industriale se la prende anche con gli utenti, abituati da troppo tempo a fruire di contenuti senza scucire un centesimo. "Penso che quando non avranno nessun altro posto dove trovarle inizieranno a pagare", questo è il Murdoch-pensiero sul tema. E cita alcune testate Usa che stanno tentando di passare a un modello a pagamento: il New York Times, ad esempio.
Davanti ai conseguenti interrogativi, però, Murdoch si addolcisce. I prezzi degli articoli? Saranno "ragionevoli" e convenienti: basta pensare ai 3 dollari e 99 cent richiesti per l'abbonamento online al Wall Street Journal. Prezzo, tra l'altro, minore del corrispettivo per la versione cartacea.
E i supporti? Murdoch a questo proposito stupisce, lodando apertamente l'iPad. Non tanto per l'interfaccia o la dotazione software: il magnate pensa proprio che il tablet rappresenti, come categoria, addirittura il futuro! Sì, il futuro di quotidiani e riviste: dell'editoria, insomma.
E i nuovi dispositivi potrebbero anche
salvare i giornali tradizionali: "Sono vecchio, mi piace l'esperienza tattile dei giornali, [ma] se ci sono meno giornali e più iPad, va bene. Non distruggerà  i quotidiani tradizionali: semplicemente li presenta sotto una forma diversa", ha dichiarato Murdoch.
Dove altri editori vedono una minaccia, quindi, il tycoon australiano vede nuove possibilità . Le prime applicazioni di queste nuove possibilità  però, sono state deludenti, e tutto perchè si è cercato di trasporre sull'iPad gli stessi principi dell'editoria cartacea.
L'approccio è totalmente sbagliato e, soprattutto, non sfrutta tutte le enormi potenzialità  dei nuovi dispositivi. Allora tanto vale leggersi una pagina di quotidiano normale, che è anche più ampia del touchscreen progettato da Apple.


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