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Ai domiciliari? Stop anche a Facebook

Con una recente sentenza i giudici della Corte di Cassazione vietano l'uso di Facebook a chi è agli arresti domiciliari: internet può essere usata solo per fini informativi.

Autore: Redazione D.Life

Pubblicato il: 19/10/2010

La Corte di Cassazione, come si evince dalla recente sentenza 37151, vieta l'utilizzo di Facebook agli indagati costretti agli arresti domiciliari.
La Cassazione, dunque, ha accolto il ricorso di un Pubblico Ministero che ha richiesto l'incarcerazione di un indagato che, attraverso il social network, contattava persone al di fuori del suo nucleo familiare. Queste attività  sono state considerate, di fatto, come violazioni degli arresti domiciliari.
I membri della Suprema Corte spiegano infatti che "la tecnologia moderna consente notevoli scambi di informazioni, anche se con mezzi diversi dalla parola, questi devono essere considerati parte della comunicazione odierna, e nonostante non venga vietato apertamente dal giudice, si ha l'obbligo di rispettare il divieto di comunicare con terzi."
I giudici aggiungono inoltre che la violazione del divieto deve essere comprovata dall'accusa, infatti sottolineano che "l'uso di internet non può essere vietato a prescindere, ma solo se porta l'indagato a comunicare con terzi". Coloro che vogliono sfruttare le potenzialità  del web per informarsi o per altri scopi di ricerca, quindi, sono "liberi" di farlo. Anche se in stato di fermo.

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