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Il caso di Mamma Jammie: il tiramolla continua ma la multa è ridimensionata

La donna che 6 anni fa ha scaricato illegalmente file da internet ha visto la sua multa ridimensionata per l'ennesima volta. Questa volta è scesa a 54 mila dollari (dai 2 milioni iniziali).

Autore: Redazione It Tech & Social

Pubblicato il: 26/07/2011

La storia di Jammie Thomas-Rasset è lunga e comincia nel mese di agosto del 2005 quando Jammie, che come milioni di altri utenti della rete, ha scambiato tramite il programma di condivisione Kazaa una manciata di file musicali. La donna all'improvviso si era vista recapitare dalla RIAA una comunicazione in cui le si intimava di "cessare e desistere" dallo scambio illegale di file.
Oltre a ciò però la lettera portava anche l'invito al pagamento di una multa per violazione del copyright. Neanche a dirlo la donna si rifiutò di pagare e in breve tempo si trovò a dover affrontare un processo contro le major. Dopo lungaggini, rinvii e infinite udienze la donna fu condannata nel 2007 al pagamento di una multa pari a 222 mila dollari.
Due anni dopo però, la multa crebbe ancora raggiungendo la cifra di quasi due milioni di dollari per poi essere ridimensionata a 54 mila.
Ma qui la faccenda assume caratteri piuttosto grotteschi perchà© le case discografiche hanno proposto alla donna di uscire dal guaio con il pagamento di "solo" 25 mila dollari: la donna rifiuta l'offerta e propone di pagare solo i danni reali cioè 24 dollari.
Nel 2010 la questione prosegue e la multa torna a lievitare fino a 1.5 milioni di dollari, mentre il giudice Davis, fermamente convinto della sua colpevolezza ha recentemente riaccorciato la cifra portandola ancora una volta a 54 mila dollari.
Allo stato attuale, però entrambe le parti non si espongono anche se è trapelato che la RIAA non è d'accordo con la sentenza, mentre i legali della donna stanno valutando il da farsi.



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