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La conferenza WCIT si conclude con uno stallo

Usa Canada, Regno Unito e altri paesi europei rifiutano di firmare il testo del trattato. Alla base del dissenso la polemica sul controllo di Internet

Autore: redazione IT Tech & Social

Pubblicato il: 14/12/2012

Alla fine non è stato possibile comporre le differenze: la Conferenza Mondiale sulle Telecomunicazioni (WCIT) ha prodotto un trattato che però gli Stati Uniti si sono rifiutati di firmare, insieme a Canada e Regno Unito.
Anche altri Paesi, principalmente europei, hanno rimandato la firma a un momento successivo, in attesa di decidere.
Scopo della conferenza era creare un nuovo trattato per le telecomunicazioni internazionali, per aggiornare quello firmato nel 1988, quando Internet era ancora solo agli albori.
I contrasti però sono cominciati quando sono emerse varie proposte (in particolare da parte di Russia, Cina, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti) per affidare ai governi nazionali alcuni poteri di governo di Internet attualmente affidati all'ICANN, un ente privato emanazione del governo degli Stati Uniti.
L'ICANN ha tra i suoi compiti statutari quello di governare Internet secondo un modello pluralista e nel rispetto della volontà di tutta la comunità degli utenti; molti Paesi, tuttavia, ritengono anacronistco che il governo di Internet sia affidato a un'organizzazione con un legame diretto, anche se debole, col governo USA.
Tuttavia gli Stato Uniti si sono recisamente opposti a questa modifica, sostenendo che affidando Internet ai governi locali si sarebbe aperta la porta a forme di censura e di controllo dell'accesso.
Anche Google ha preso posizione in modo netto, con una campagna di sensibilizzazione che accusava la WCIT di mettere a rischio la libertà della rete.
I delegati hanno tentato fino all'ultimo di ottenere un testo condiviso, cercando una formulazione abbastanza blanda che potesse mettere d'accordo il desiderio prevalente di un ruolo attivo dell'ITU (Unione Internazionali delle Telecomunicazioni, un organismo dipendente dall'ONU) nel governo di Internet, e la recisa opposizione degli USA a qualunque tentativo di includere Internet nel trattato.
Ci si era orientati su una mozione non vincolante che si limitava a chiedere di "continuare a intraprendere i passi necessari perché l'ITU giochi un ruolo attivo e costruttivo nello sviluppo della banda larga e del modello pluralista di Internet".
Tuttavia alcuni Paesi africani hanno proposto che al testo del trattato fosse aggiunto che "Viene riconosciuto il diritto di accesso degli Stati membri ai servizi internazionali di telecomunicazione", aggiutna che è stata messa al voto su richiesta dell'Iran e approvata.
Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno ritenuto che questa formulazione nascondesse comunque un'estensione del trattato al governo di Internet, e hanno annunciato che non lo firmeranno.
Il delegato statunitense Terry Kramer ha dichiarato: "È col cuore pesante e la sensazione di un'opportunità mancata che gli USA devono comunciare di non poter firmare il trattato nella sua forma attuale".
Il trattato verrà comunque firmato oggi dalla maggioranza dei Paesi.
Il segretario dell'ITU, Hamadoun Toure, ha ribadito che a suo avviso l'attuale testo del trattato non affronta il tema del governo di Internet, ed esclude esplicitamente la possibilità di censura dei contenuti.

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