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Nuove tariffe per l'equo compenso: fino a 20 euro per un hard disk

Pubblicato in Gazzetta il decreto sulla copia privata. Oltre 5 euro per uno smartphone, 9 su una chiavetta e fino 20 per un hard disk: questi alcuni degli aumenti previsti dal decreto.

Autore: Redazione BitCity

Pubblicato il: 08/07/2014

E' stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale Serie generale n. 155 del 7 luglio 2014 il decreto del Ministero dei beni e attività culturali e del turismo del 20 giugno 2014 relativo alla "Determinazione del compenso per la riproduzione privata di fonogrammi e di videogrammi ai sensi dell'art. 71-septies della legge 22 aprile 1941, n.633".
In pratica si tratta del decreto che fa entrare in vigore l'aumento delle quote per l’equo compenso per la copia privatadovuto dal fabbricante o importatore di apparecchi o supporti.
"Il meccanismo dell'equo compenso per copia privata è obsoleto e ingiusto: i consumatori che acquistano musica e film legalmente da piattaforme online, pagano infatti già a monte i diritti d'autore per poterne fruire (e fare copie) su un certo numero di supporti: è dunque profondamente ingiusto che debbano pagare una tassa anche sui supporti, trovandosi così a pagare due volte" afferma in una nota Altrocunsumo, una delle più note associazioni di consumatori.
Le quote che dovranno essere pagate per il prossimo triennio in Italia passano dagli 0,90 euro per gli smartphone o 1,90 euro per i tablet del 2009 a tariffe modulari che vanno da un minimo di 3 euro per dispositivi fino ad 8Gb di potenza ad un massimo di 4,80 euro oltre i 32 Gb, e ai 5,20 per i computer. 

Ecco una sintesi degli aumenti in una tabella di Altroconsumo:

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"Con questo intervento - ha commentato il ministro Franceschini - si garantisce il diritto degli autori e degli artisti alla giusta remunerazione delle loro attività creative, senza gravare sui consumatori". 
"Qual è il motivo di questa tassa? Risarcire la Siae (e gli autori e gli editori che rappresenta) per i "mancati introiti" derivanti dalle copie private di canzoni, film e quant’altro coperto da diritto d’autore. Copie private che vengono in genere conservate nelle memorie di massa (hard disk, chiavette, cd vergini…) e in tutti i dispositivi in grado di immagazzinare dati: da qui l’idea di tassare questi dispositivi. Si chiama “equo compenso” e si tratta di soldi che la Siae dovrebbe ridistribuire ad autori ed editori, ma che (come sappiamo) vanno soprattutto agli artisti più noti e importanti (ovvero a chi di fatto non ha davvero bisogno di soldi); gli altri prendono poco o nulla.Per queste ragioni, la battaglia di Altroconsumo non si ferma qui ma continua al TAR per l'annullamento di questo decreto illogico, illegittimo, contrario agli interessi dei consumatori e contro lo sviluppo dell'innovazione tecnologica, chiediamo a tutti i consumatori che in 20.000 sul nostro sito e in 60.000 sulla piattaforma Change.org hanno firmato le nostre petizioni, di continuare a supportare la nostra azione" afferma sempre Altroconsumo.
La siae da parte sua afferma che: "Gli importi previsti dall'allegato tecnico del decreto costituiscono il compenso a favore di autori, artisti e produttori per la riproduzione delle loro opere che sostituiscono l'acquisto dell'originale. Questo istituto, che rappresenta una eccezione al divieto di riproduzione delle opere, è diffuso in quasi tutti i Paesi europei e bilancia il diritto di copia ad uso privato con l’equa remunerazione dei detentori dei diritti".


 


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