L’amministratore delegato di
Apple, Tim Cook, è tornato a parlare delle motivazioni che lo hanno spinto, insieme agli altri dirigenti di Cupertino, a non accettare la richiesta dell'
FBI di sviluppare una versione di
iOS 9 che permetta alle forze dell’ordine di sbloccare l’
iPhone 5c di Syed Farook, uno dei responsabili della
strage di San Bernardino.
Per
Tim Cook il problema non è nè il terrorismo, né l’FBI o il governo degli Stati Uniti d’America, bensì la privacy e le libertà fondamentali sancite dal Primo Emendamento della costituzione statunitense.Sbloccare il singolo
Phone 5c di Syed Farook non porrebbe fine alla questione, porterebbe invece a tantissime altre richieste, come quella del procuratore distrettuale di New York,
Cyrus Vance, che avrebbe già pronto un elenco di altri 175 iPhone da sbloccare.
L’FBI vorrebbe che Apple realizzasse una versione di
iOS 9 che non cancelli tutti i dati del telefono quando viene sbagliato il PIN di accesso per un certo numero di volte di fila. Un sistema operativo, in pratica, che consentirebbe all’FBI di accedervi anche dopo diversi tentativi.
Permettere all’FBI o a qualsiasi altra persona di accedervi così facilmente sarebbe una terribile violazione della privacy, è il pensiero di Tim Cook.
Da Cupertino c’è anche la preoccupazione che in tal modo milioni di
iPhone in tutto il mondo diventerebbero non protetti e accessibili oltre che dal governo anche da hacker, il che potrebbe mettere a rischio la vita di milioni di persone.
Una preoccupazione non solo del CEO di Apple ma anche di tutti gli altri principali dirigenti dell’azienda. Gli stessi
ingegneri software responsabili di iOS
sarebbero pronti a licenziarsi anziché lavorare sulla versione che l'FBI richiede.
Ora tutti attendono il 22 marzo, giorno in cui è prevista un’importante udienza presso l’
US District Court of California.
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