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Indagine di Motorola: come usiamo il nostro smartphone?

Lo studio rivela che le persone danno priorità al telefono rispetto ai propri cari, dato che riguarda soprattutto i più giovani.

Autore: Redazione BitCity

Pubblicato il: 22/02/2018

Motorola ha sviluppato uno studio per comprendere quale sia l'impatto di una tecnologia in rapida evoluzione come quella degli smartphone e il desiderio che possa essere di supporto alla nostra vita senza tuttavia diventarne il centro – quello che definiamo come equilibrio smartphone-vita personale. 
Per ottenere le informazioni necessarie è stato redatto uno studio globale in collaborazione con la Dr.ssa Nancy Etcoff, esperta nella comportamentistica “mente e cervello” presso l'Università di Harvard e psicologa presso il dipartimento di psichiatria del Massachusetts General Hospital.
Lo studio, condotto dalla società di ricerche Ipsos, analizza i comportamenti e le abitudini di utilizzo dello smartphone da parte delle diverse generazioni e punta a comprendere l'impatto dei device sulle relazioni con noi stessi, con altre persone e con l'ambiente fisico e sociale. 
“Per la maggior parte degli utilizzatori di smartphone, i comportamenti problematici rappresentano risposte passive e cattive abitudini che richiedono aiuto per essere abbandonate”, fa notare Nancy Etcoff.  “Stimoli comportamentali, controllo ambientale e consapevolezza sono tutti di aiuto, così come le iniziative intraprese dagli operatori del mondo della telefonia. Lo schema di comportamento ricorrente emerso da questa indagine condotta in svariati Paesi evidenzia la necessità di comprendere e agire a livello collettivo”. 
Lo studio dimostra che le persone danno priorità al telefono rispetto ai propri cari, con il dato più allarmante che riguarda le generazioni più giovani che sono cresciute in un mondo digitale. 
È emerso anche che le persone riconoscono l'esigenza di un equilibrio più sano e iniziano a richiedere aiuto: 
  • Importanza del device: un terzo (33%) degli intervistati considera più importante il proprio telefono rispetto al relazionarsi con le persone care con cui trascorrere  del tempo.
  • Fattori generazionali: le problematiche associate agli smartphone sono più sentite tra i giovani, con oltre la metà (53%) degli intervistati appartenenti alla Gen Z (dai 6 ai 23 anni circa) che descrive il proprio telefono come “il miglior amico”.
  • Richiesta di aiuto: le persone desiderano un miglior equilibrio smartphone-vita personale. Il 61% dei partecipanti allo studio, infatti, concorda sul desiderio di ottenere al contempo ottime prestazioni dal proprio device quando lo utilizza, e la massima soddisfazione dalla vita personale, quando non lo utilizza.
  • Desiderio di separazione tra vita e smartphone: la maggioranza degli intervistati (60%) afferma che è importante.
Sono stati individuati tre schemi di comportamento problematici associati all’utilizzo dello smartphone che impattano sulla relazione con noi stessi e con gli altri; lo studio evidenzia come le giovani generazioni siano più facilmente portate ad adottarli: 
  • Controllo compulsivo: metà del campione (49%) afferma di controllare il proprio device più frequentemente di quanto vorrebbe fare (quasi 6 persone su 10 nel caso degli appartenenti alle generazioni Gen Z e Millennials) e di sentirsi quasi costretto a farlo (44%).
  • Eccessivo tempo sul telefono: un terzo (35%) afferma di trascorrere troppo tempo sul proprio smartphone (44% nel caso della Gen Z) e ritiene che potrebbe essere più felice se riuscisse a ridurlo (34%).
  • Iperdipendenza emotiva: due terzi (65%) ammettono di “andare nel panico” al pensiero di smarrire il proprio smartphone (circa 3 persone su 4 nel caso di Gen Z e Millennials), mentre tre intervistati su dieci (29%) affermano che nei momenti in cui non utilizzano il telefono “ci pensano o aspettano il momento in cui torneranno a utilizzarlo”.
 

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