"Alla cortese attenzione degli
amministratori, preso atto della circostanza che nelle scorse ore, in assenza di qualsivoglia preventiva comunicazione e consenso da parte degli iscritti a questo gruppo avete unilateralmente provveduto alla
modifica del suo titolo ed alla conseguente associazione dei dati personali degli iscritti ad opinioni, scopi ed obiettivi politici che la più parte di questi ultimi non ha mai inteso condividere, Vi invito a comunicare mediante pubblicazione in "bacheca" il nominativo ed i recapiti del soggetto o dei soggetti autori della citata condotta. Con riserva di agire in ogni competente sede." Questo uno dei post più ripetuti nei gruppi
pro Berlusconi truccati.
Si dava infatti notizia nella giornata di ieri del cospicuo numero di
gruppi creati su
Facebook, gruppi creati per testimoniare la propria solidarietà al
Presidente del Consiglio, aggredito nella giornata di domenica e ricoverato all'ospedale San Raffaele di Milano.
Nelle ultime ore è successo il caos: alcuni utenti hanno infatti iniziato ad accorgersi della propria presenza in alcuni gruppi pro Berlusconi, senza aver proceduto con la regolare
iscrizione.
Di conseguenza, nei propri status veniva segnalato l'anomalo fatto e, grazie al passaparola reso possibile dal
social network, numerose persone hanno iniziato ad accorgersi di essere incappate nella medesima situazione: si ritrovavano fra gli iscritti di questi gruppi.
Da quanto si legge sul social network, gli amministratori di gruppi come "
Made in Italy", "
No a Facebook a pagamento", un gruppo di solidarietà per l'Abruzzo e altri ancora hanno cambiato il
nome del gruppo, azione possibile da qualche tempo nelle
impostazioni gestionali del portale, scegliendo frasi inneggianti al Premier e di accusa a Tartaglia.
Ed è scoppiato il finimondo: il post sopracitato, per quanto mostri l'intenzione di denunciare gli amministratori, è uno dei più "tranquilli"; sulle
bacheche dei gruppi truccati è infatti esplosa l'
indignazione per l'imbroglio subito e, in coloro che politicamente non hanno mai apprezzato Berlusconi, ma mostravano solidarietà e dispiacere sincero per quanto accadutogli, è esplosa la
rabbia per l'inganno. Fra i commenti, oltre ad insulti e minacce di molti utenti intenzionati a mostrare la propria rabbia prima di cancellarsi dai
gruppi falsati, anche le accuse agli esponenti del
Pdl di essere complici in quanto accaduto, per mostrare, con l'alto numero di iscritti, il consenso popolare di cui gode il Premier.
Uno degli amministratori "falsari", incurante delle accuse e degli insulti, ha scritto agli utenti inclusi involontariamente di considerare l'iscrizione al gruppo un regalo di Babbo Natale: una provocazione nella provocazione.
Questa la conseguenza di simili azioni: in un momento in cui gran parte del
sentimento popolare era convergente nell'accusare azioni violente come quella accaduta domenica, la
strumentalizzazione della
solidarietà individuale a fini propagandastici e l'utilizzo improprio dei
nominativi degli utenti ha costruito un muro di diffidenza e rabbia.