Commissione Europea, Italia non rispetta la ePrivacy
La Commissione Europea ha avviato un procedimento contro l'Italia sull'uso delle banche dati per le televendite e la violazione dell'apposita norma a tutela della cosiddetta ePrivacy.
Autore: Andrea Sala
La Commissione Europea ha avviato un procedimento giudiziario nei confronti dell'Italia per mancata osservanza delle norme europee in materia di vita privata e comunicazioni elettroniche (ePrivacy) . In base alla normativa europea gli Stati membri hanno l'obbligo di garantire che gli abbonati i cui nominativi figurano in un elenco pubblico siano informati sugli scopi dell'elenco e che l'uso a fini commerciali dei dati personali ivi contenuti sia subordinato al loro consenso. Poichà© l'Italia è venuta meno a tale obbligo, la Commissione ha deciso di inviarle una lettera di costituzione in mora , prima fase di un procedimento di infrazione. "Nella moderna società digitale è essenziale il pieno rispetto della vita privata degli utenti dei servizi di telecomunicazioni" ha affermato Viviane Reding , commissaria europea alle telecomunicazioni. "La direttiva europea sulla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche (ePrivacy) offre ai cittadini una serie di strumenti per proteggere la privacy e i dati personali . àˆ preoccupante constatare che non solo l'Italia non ha recepito nel proprio ordinamento interno le disposizioni previste dalla direttiva sulla ePrivacy, ma anche che le autorità italiane hanno prorogato la possibilità di usare banche dati contenenti dati personali di cui non è stato consentito l'utilizzo. àˆ nostro compito garantire che tutti gli Stati membri rispettino le norme comunitarie, in modo che i cittadini si sentano sicuri nel mercato unico delle telecomunicazioni e siano informati dell'uso che viene fatto dei loro dati personali". In Italia sono state costituite banche dati per le televendite ricavate da elenchi pubblici di abbonati senza che gli interessati abbiano acconsentito esplicitamente all'uso di queste informazioni. L'uso di queste banche dati era autorizzato fino al 31 dicembre 2009 dalla legge italiana n.14 del 27 febbraio 2009 ed è stato prorogato di ulteriori sei mesi. Stando alle informazioni in possesso della Commissione, gli interessati non sono stati informati nà© del trasferimento dei loro dati da elenchi telefonici a banche dati costituite a fini commerciali, nà© hanno acconsentito all'inserimento dei loro dati personali in tali database. La Commissione si interroga inoltre sull'effettiva e corretta applicazione delle nuove disposizioni italiane che permettono agli abbonati di non acconsentire all'uso dei dati che li riguardano. L 'Italia dispone di due mesi per rispondere alla lettera di costituzione in mora che la Commissione ha deciso di inviare oggi. In assenza di risposta o se le osservazioni presentate dall'Italia non saranno soddisfacenti, la Commissione potrà decidere di formulare un parere motivato, seconda fase di un procedimento d'infrazione ufficiale. Se nemmeno in questo caso l'Italia dovesse ottemperare agli obblighi che le incombono in virtù del diritto dell'Unione europea, la Commissione potrà adire la Corte di giustizia .
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