Google ha un problema, o almeno lo aveva fino a ieri. BigG ha le mani in pasta per quanto riguarda ogni aspetto di
internet, tranne uno. E proprio quest'ultimo utilizzo della rete sta diventando sempre più importante e diffuso, fino a diventare un
fattore chiave della struttura del web: stiamo parlando dei
social network. Sì, Google possiede
Orkut e
OpenSocial ma non si può certo dire che abbiano avuto successo, o meglio, non il successo di
Facebook e
Twitter.
Con l'annuncio di ieri, però, Google potrebbe aver risolto il suo
problema "sociale".
Google Buzz, che verrà a breve integrato in
Gmail, è il tentativo di Google di cavalcare l'onda dei social network e, nel puro stile dell'azienda, introduce alcune interessanti novità al concetto degli
amici online.
[tit:Google Buzz: come funziona]Fondamentalmente
Buzz è un flusso di messaggi di stato, immagini, link e video che tutti gli appartenenti a un network possono vedere. Ogni membro può postare un qualsiasi contenuto ed
esprimere il proprio apprezzamento su quelli esistenti – una feature simile al "
mi piace" di Facebook – o commentarli. Buzz, come detto, verrà implementato nell'interfaccia di Gmail, uno dei più famosi servizi di Google: gli utenti, inoltre, potranno
collegare Buzz ai propri account di Twitter, Flickr, Picasa e Google Reader, così che ogni attività effettuata su quei social network sia presentata in un'unica pagina, accessibile dalla propria
webmail.
Google ha furbescamente scartato l'idea di creare un servizio tutto nuovo che si sarebbe aggiunto alle sue già numerose offerte online: l'idea geniale è stata sfruttare l'
enorme bacino di utenza attuale di Gmail, circa
176 milioni di visitatori unici al mese, secondo ComScore. La mossa mette Buzz in una buona posizione sul mercato già in partenza. Google non si è accontentata di aggiungere Buzz alla lunga fila di social network presenti in rete. La società californiana, come sempre, ha voluto
differenziarsi implementando in Buzz diverse caratteristiche davvero utili e interessanti.
Innanzitutto,
Google vuole mettere ordine nelle informazioni condivise da ciascun utente. Il mondo dei social media è, per la maggior parte, un
caos informe di parole, fotografie, video e link messi online senza alcun tipo di organizzazione o filtro. Va da sà© che, di tutto il materiale,
solo una piccola parte è significativa per i propri amici online. Con Buzz, Google intende eliminare quei messaggi che causano "
rumore", ad esempio nascondendo i vari "a pranzo" o "torno subito" che un amico mette online su Twitter. L'idea è di
escludere dal flusso di Buzz gli elementi che non hanno molti commenti e, quindi, probabilmente non sono interessanti per il network di contatti.
In più,
gli utenti potranno "insegnare" all'algoritmo cosa mostrare e cosa no, cliccando su "not interested" riguardo ai contenuti postati. Buzz è capace di riportare informazioni da altre reti sociali ma, per il momento, la
feature è a senso unico: non è possibile, infatti, aggiornare il proprio account di Twitter attraverso Buzz. Google però è fiduciosa che tale funzionalità possa essere inclusa in futuro, assieme a molte altre. Buzz, infatti, nasce come
servizio open e offrirà la possibilità a sviluppatori esterni di creare applicazioni compatibili.
àˆ da sottolineare che in tutto questo discorso di
condivisioni di dati e informazioni è assente il principale social network mondiale: Facebook. Il fatto dimostra con chiarezza chi Google vuole contrastare, a prescindere dalle dichiarazioni di "openness" di Buzz.
[tit:Un servizio mobile]Dai discorsi di Google si potrebbe pensare che Buzz sia per la maggior parte un
prodotto mobile. E potrebbe anche essere così. BigG sottolinea molto la
possibilità di utilizzare il servizio immediatamente sui cellulari, ovviamente su quelli
Android-based e sugli
iPhone. La menzione specifica di questi due smartphone non è casuale: i loro
browser infatti, supportando lo
standard HTML5, possono offrire la funzionalità di
geolocalizzazione. Questo aspetto è molto importante perchà© Google non vuole solo che gli utenti aggiornino il proprio stato, ma vuole che aggiungano al messaggio anche
il luogo in cui hanno digitato e l'ora. Va sottolineato che il tutto è
a discrezione dell'utente e si può anche postare qualcosa senza riferimenti geografici.
Google, a onor del vero, possiede già una specifica applicazione di geolocalizzazione,
Latitude, ma Buzz funziona in un modo leggermente diverso, meno "tecnico": al suo interno è possibile
selezionare il luogo in cui ci si trova, piuttosto che fornire delle coordinate. Questo uso di localizzazione geografica fornisce interessanti opzioni a Buzz, ad esempio si potranno cercare dei messaggi – chiamati "
Buzzes", un po' come i "
Tweets" di Twitter – scritti
solo da certe città . Buzz si integra, nei telefoni con
Android, con l'applicazione
Maps e
Google Search, quest'ultima anche nella versione per
iPhone. Un aspetto sfizioso è che
Buzz potrà utilizzare la funzione di search vocale per inviare un buzz: in Usa basterà esclamare "post buzz" seguito dal messaggio per inviarlo nel
flusso di informazioni online.
[tit:I possibili problemi]Tutte queste funzionalità e condivisioni di dati portano a galla un
problema spinoso per Google, quello relativo alla
privacy dei suoi utenti. Il colosso di Mountain View vuole, in teoria, offrire tutti gli strumenti perchà© i netizen possano svolgere le proprie attività online in modo semi-privato. Ma Google vuole anche
accedere a tutto quel volume di dati per poterli analizzare e ricavarne le informazioni che gli
inserzionisti online richiedono. Le abitudini dei cybernauti sono preziosissime per la
pubblicità sul web, permettendo di indirizzare gli annunci a un target di utenti interessati e, quindi, più propensi al click. Un servizio come Facebook, al contrario, dovrebbe
escludere molte delle sue informazioni dai motori di ricerca e dai non-amici. La scelta è utile per gli iscritti ma non particolarmente gradita ai motori di ricerca e i marketer online. Per questo Facebook ha gentilmente cercato di incoraggiare i suoi utenti a
rendere più "pubblici" i loro profili.
In questo senso
su Buzz si può scegliere se un post sia pubblico o privato. Nel primo caso tutti i followers possono leggerlo e viene aggiunto anche al proprio
Google Profile, dove viene
indicizzato, cercato sui motori di ricerca e, potenzialmente,
letto da chiunque. I post privati possono essere inviati a un illimitato insieme di
sottogruppi della propria lista di contatti, dai colleghi di lavoro alla famiglia. La soluzione sembra appropriata per
dare agli utenti il controllo sulle proprie informazioni ma anche per placare la
fame di informazioni di Google e i suoi inserzionisti riguardo le abitudini delle persone, online e offline. Proprio per tutte queste opzioni, però, il servizio può risultare
complesso. Twitter, ad esempio, funziona perchà© è semplice: se si possiede un account pubblico tutti i Tweet potranno essere letti dai contatti iscritti.
Buzz non è così immediato, appunto per l'esistenza di tutti i sottogruppi che escludono o includono i vari contatti quando si tratta di leggere un buzz. In più, se un utente commenta un nostro messaggio, la conversazione si sposterà dall'interfaccia di Buzz alla
posta in arrivo di Gmail, aspetto utile per essere informati tempestivamente. A quel punto si potrà rispondere direttamente al commento, senza tornare in Buzz: se la caratteristica può dimostrarsi utile per molti utenti, può anche essere non così immediata per altri.
[tit:Il panorama dei social network] Senza aver ancora la possibilità di utilizzare Buzz,
sembra che lo scopo di Google sia duellare con Facebook e Twitter per vincere la battaglia del
social network più semplice ove condividere contenuti. Google offre delle funzionalità molto utili come la capacità dell'algoritmo di "imparare" cosa mostrare e cosa no, a seconda delle nostre preferenze, o ancora la ricca esperienza mobile che include la
geolocalizzazione.
Grazie a tali opzioni Buzz si posiziona come una specie di Twitter evoluto e da un punto di vista generale somiglia molto al defunto – o meglio, assorbito -
FriendFeed. Quel servizio era molto meglio di Twitter ma, per qualche motivo, non riuscì mai a prendere piede sul serio. Lo stesso si potrebbe dire di Twitter, se lo paragoniamo a
Pownce e
Jaiku, poi acquistati da Google. Aggiungendo Buzz a Gmail, BigG assicura al servizio una grossa possibilità di successo, successo che potrebbe arrivare dove altri hanno fallito.
La domanda è:
gli utenti di Gmail passeranno a Buzz? Google pensa di sì perchà© il servizio è parte dell'evoluzione dall'
email, all'
instant messaging, ai
messaggi di stato. àˆ anche parte, secondo BigG, del passaggio allo stadio successivo,
Google Wave. Fino ad oggi i netizen hanno dimostrato di non essere ancora pronti a Wave, troppo complesso e, oggettivamente, pensato per un bisogno di comunicare forse esagerato. Ma Buzz potrebbe essere lo strumento adatto a convincere le persone ad andare oltre le email e i servizi di messaggistica istantanea. O forse sarà un altro passo falso di Google nella sua avventura "sociale".