Si scatenano le polemiche a seguito della sentenza che ha condannato tre dirigenti Google per la pubblicazione su YouTube di un video in cui un ragazzo disabile veniva picchiato.
Autore: Redazione D.Life
Un attacco alla libertà del web: inizia a sollevare un polverone la sentenza del Tribunale di Milano che ha giudicato colpevoli tre dirigenti Google per non aver impedito la pubblicazione su YouTube di un video in cui un ragazzo down veniva picchiato da alcuni coetanei, video rimasto online per circa due mesi. Uno dei condannati, David Drummond, ex presidente del Cda di Google Italia, ha dichiarato: "Sono indignato per la decisione del tribunale di Milano, che mi ha giudicato penalmente responsabile per la violazione della privacy". A suo avviso il verdetto rappresenta un "pericoloso precedente", in grado di minare la libertà di internet. In particolare, Drummond ha evidenziato che "Se le persone come me e i miei colleghi di Google, che non avevano nulla a che fare con il video, le sue riprese o il suo inserimento su Google Video, possono essere ritenute penalmente responsabili unicamente in virtù delle posizioni ricoperte in seno alla società , tutti i dipendenti di qualsiasi servizio di hosting corrono lo stesso rischio". Anche uno degli altri dirigenti condannati, Peter Fleischer, ha sollevato dubbi sulla medesima questione: "Questa decisione solleva questioni più ampie, come il proseguimento delle attività di molte piattaforme internet che rappresentano i fondamenti essenziali della libertà di espressione nell'era digitale". Intanto, anche altri voci, in Italia e all'estero, difendono i dirigenti Google. Fra essi, l'Aduc, che con le parole del vicepresidente Pietro Yates Moretti, esprime le considerazioni a riguardo: "Invece di punire gli eventuali responsabili che hanno aggredito la vittima, l'hanno filmata e poi hanno caricato le immagini online, si va a colpire chi offre strumenti di comunicazione e espressione a miliardi di utenti, sotto la pretesa di un mancato, quanto tecnicamente impossibile, controllo preventivo". Anche il portale TechCrunch, attraverso le parole dell'esperto Mike Butcher, difende i tre dirigenti, ricordando che il video fu rimosso in breve tempo.
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