Difendersi dagli
attacchi informatici costa, e costa caro. Lo rivela un rapporto del
Center for Strategic and International Studies (Csis) di Washington, rapporto commissionato da
McAfee e intitolato "
Nel mirino, l'infrastruttura critica nel periodo della guerra informatica".
In particolare gli studiosi hanno stimato in
6,3 milioni di dollari il costo del mantenimento della
cybersicurezza. I sistemi che richiedono più protezione sono quelli vitali per ogni nazione: si va dalle
reti che gestiscono i trasporti, l'energia, le telecomunicazioni e i dati, ai network responsabili della
sicurezza nazionale, della gestione delle emergenze, dei servizi finanziari e delle strutture sanitarie.
Come se non bastasse, inoltre, il rischio è in aumento: "L'aumento della vulnerabilità è il prezzo da pagare per avere servizi migliori", ha dichiarato
Salvatore Tucci presidente dell'Associazione italiana esperti infrastrutture critiche e docente della facoltà di ingegneria dell'Università di Roma Tor Vergata. ''Per ragioni di natura economica, sociale, politica e tecnologica esse sono diventate sempre più complesse ed interdipendenti. Se ciò ha migliorato la qualità dei servizi erogati contenendo i costi, ha però indotto impreviste vulnerabilità , in concomitanza con situazioni di crisi, eventi eccezionali o atti terroristici. Fragilità connessa alla loro elevata interdipendenza che rischia di indurre un pericoloso effetto domino, ripercuotendosi a tutto il sistema", ha continuato Tucci.
La ricerca ha interessato
600 responsabili IT di aziende che gestiscono e forniscono infrastrutture critiche di
14 diverse nazioni: il
54% di essi ha rivelato di
aver già sperimentato attacchi più o meno estesi da parte di hacker o gruppi di cybercriminali. Nel rapporto si legge anche che, nonostante gli investimenti nella sicurezza e l'adeguamento alle normative vigenti, il
37% degli intervistati ha segnalato un
aumento della vulnerabilità nell'ultimo anno. Il
40% prevede una
maggiore incidenza di attacchi, e molti andranno a buon fine.
In senso generale, la sicurezza informatica a livello mondiale è molto diminuita, anche a causa della
crisi: le risorse dedicate alla sicurezza sono state ridimensionate ampiamente, e ciò ha generato anche un diffuso
senso di sfiducia nelle misure esistenti. Se a questo aspetto uniamo anche la mancanza di specifiche normative atte a regolamentare la cybersecurity, lo scenario che si presenta è davvero preoccupante.
A livello di adeguamento alle più recenti misure di sicurezza, l'
Italia si situa dietro alla Germania con una percentuale sotto il 40%. Al primo posto di questa speciale classifica troviamo la
Cina (62%) seguita da
Usa (53%) e UK
(51%). Il report, sottolineando l'
obsoleto sistema di autenticazione basato su username e password, si conclude esortando le autorità ad intervenire con
specifiche leggi volte ad assicurare alle reti critiche un'adeguata protezione.
Il report è disponibile a questo
indirizzo.