Microsoft ha sviluppato IE8 con un occhio alla pubblicità ?

Il Wall Street Journal ha recentemente accusato Microsoft di aver volutamente sviluppato Internet Explorer 8 perchà© il browser fosse "aperto" al tracciamento, in favore dell'advertising online. Rapida la precisazione da Redmond: "Lo abbiamo fatto per l'utente".

Autore: Andrea Sala

Microsoft, inizialmente, aveva sviluppato Internet Explorer 8 per garantire ai cybernauti una privacy assoluta durante la navigazione sul web. Poi qualcosa ha fatto cambiare idea a Redmond: i soldi. 
Questa accusa nei confronti del colosso americano arriva dal Wall Street Journal, che scende nei dettagli: la testata infatti rivela che Microsoft era giunta ad una versione "blindata" di IE8 ma poi, complice la crescita dell'advertising online e di Google, Redmond ha deciso di invertire la rotta e di buttarsi nel nuovo mercato della pubblicità  via web.
Con la prima versione di IE8 l'utente non avrebbe potuto essere tracciato e, quindi, avrebbe opposto maggior resistenza a tutti quei messaggi, veicolati in base alle diverse attività  online.
Microsoft, pare, aveva optato per questa opzione anche per mettere i bastoni fra le ruote a Google. Parte della strategia era anche l'accordo con Yahoo, poi concretizzatosi.
Poi però Redmond ha fiutato l'affare dell'advertising online e ha cambiato radicalmente idea: a supporto di questa tesi avvenne poi l'acquisizione di aQuantive da parte di Microsoft, per 6 miliardi di dollari.
Da lì il tuffo del colosso americano nella pubblicità  online: poteva forse Microsoft "sbattere la porta in faccia" agli inserzionisti rilasciando un browser a prova di tracciamento? Ovviamente no, ed ecco che IE8 venne reso più "aperto": era presente una funzione di browsing protetto - la modalità  inPrivate - ma era disabilitata di default e, in ogni caso, permetteva il tracciamento per tutta la sessione di navigazione.
Correva l'anno 2008 e il Wall Street Journal era in contatto proprio con Microsoft per portare la pubblicità  sulla versione online del giornale: le informazioni del WSJ sembrano essere di prima mano, quindi.
La risposta, che a suo modo conferma l'accusa del Journal, arriva da Dean Hachamovitch attraverso il blog dedicato allo sviluppo di IE: "lo abbiamo fatto per non compromettere l'esperienza d'uso dell'utente finale", è il succo della precisazione. Rendere IE8 troppo "chiuso" avrebbe comportato porre dei limiti alla navigazione.
Per questo Microsoft ha optato per una soluzione a metà  strada, che tutelasse gli utenti ma che non bloccasse tutte le caratteristiche e i servizi dei siti web. Tracciamento e cookies inclusi.
Nessuna menzione - e quindi tacito assenso - riguardo al brusco cambio di rotta in fase di sviluppo di IE8: le parole di Hachamovitch fanno comunque comprendere che la decisione non sarebbe avvenuta a tutela degli interessi di Microsoft.
Insomma, il concetto di privacy è relativo e Redmond ha optato per una soluzione meno drastica per salvaguardare tutti: utenti e inserzionisti.


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