Microsoft, inizialmente, aveva sviluppato
Internet Explorer 8 per garantire ai cybernauti una
privacy assoluta durante la navigazione sul web. Poi qualcosa ha fatto cambiare idea a Redmond: i soldi.
Questa
accusa nei confronti del colosso americano arriva dal
Wall Street Journal, che scende nei dettagli: la testata infatti rivela che Microsoft era giunta ad una versione "blindata" di IE8 ma poi, complice la
crescita dell'advertising online e di Google, Redmond ha deciso di invertire la rotta e di buttarsi nel nuovo mercato della pubblicità via web.
Con la prima versione di IE8
l'utente non avrebbe potuto essere tracciato e, quindi, avrebbe opposto maggior resistenza a tutti quei messaggi, veicolati in base alle diverse attività online.
Microsoft, pare, aveva optato per questa opzione anche per
mettere i bastoni fra le ruote a Google. Parte della strategia era anche l'
accordo con Yahoo, poi concretizzatosi.
Poi però Redmond ha fiutato l'affare dell'advertising online e ha cambiato radicalmente idea: a supporto di questa tesi avvenne poi l'acquisizione di
aQuantive da parte di Microsoft, per
6 miliardi di dollari.
Da lì il tuffo del colosso americano nella pubblicità online: poteva forse Microsoft "sbattere la porta in faccia" agli inserzionisti rilasciando un browser a prova di tracciamento? Ovviamente no, ed ecco che
IE8 venne reso più "aperto": era presente una funzione di browsing protetto - la
modalità inPrivate - ma era disabilitata di default e, in ogni caso, permetteva il tracciamento per tutta la sessione di navigazione.
Correva l'anno
2008 e il Wall Street Journal era in contatto proprio con Microsoft per portare la pubblicità sulla versione online del giornale: le informazioni del WSJ sembrano essere di prima mano, quindi.
La risposta, che a suo modo conferma l'accusa del Journal, arriva da
Dean Hachamovitch attraverso il
blog dedicato allo sviluppo di IE: "lo abbiamo fatto per non compromettere l'esperienza d'uso dell'utente finale", è il succo della precisazione. Rendere IE8 troppo "chiuso" avrebbe comportato
porre dei limiti alla navigazione.
Per questo Microsoft ha optato per una
soluzione a metà strada, che tutelasse gli utenti ma che non bloccasse tutte le caratteristiche e i servizi dei siti web. Tracciamento e cookies inclusi.
Nessuna menzione - e quindi
tacito assenso - riguardo al brusco cambio di rotta in fase di sviluppo di IE8: le parole di Hachamovitch fanno comunque comprendere che la decisione non sarebbe avvenuta a tutela degli interessi di Microsoft.
Insomma, il concetto di privacy è relativo e
Redmond ha optato per una soluzione meno drastica per salvaguardare tutti: utenti e inserzionisti.