La "condotta persecutoria ed assillante" verso un'altra persona, anche sulle pagine di un social network, costituisce una vera e propria molestia. Cassazione: è stalking.
Autore: Andrea Sala
Anche sui sociali network come Facebook e Twitter si rischia l'imputazione per stalking e molestie: basta inviare messaggi offensivi nei confronti di altre persone, anche attraverso le pagine delle reti sociali che tutti conosciamo. La Corte di Cassazione ha infatti confermato la condanna agli arresti domiciliari disposta dal Tribunale del Riesame di Potenza nei confronti di un uomo che, non accettando la fine della sua storia sentimentale con una ragazza, continuava a tempestarla di chiamate, SMS e messaggi in Facebook. L'uomo, nella vicenda, si era anche reso colpevole della diffusione, sempre sul social network, di un video in cui lui e la ex fidanzata consumavano un rapporto sessuale. La Corte di Cassazione ha bocciato, attraverso la sentenza n.32404, il ricorso dell'uomo in base alla sussistenza di "gravi indizi di colpevolezza" in materia di "Atti persecutori", riconducibili alla violazione dell'articolo 612 bis del codice penale. In poche parole, attenti a cosa scrivete su Facebook e soci.
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