Sophos, il 63% degli utenti informatici accetta il cyberspionaggio internazionale

Oltre ad analizzare le più recenti forme di cybercrimine, il Rapporto sulla sicurezza informatica di Sophos per il primo semestre 2010 presenta i risultati di un sondaggio in materia di guerra informatica.

Autore: Redazione D.Life

Sophos ha presentato il Security Threat Report, il Rapporto sulla sicurezza informatica relativo al primo semestre 2010.  
A corredo della consueta approfondita panoramica sui più recenti trend nel campo dell"information security", l'analisi degli esperti di Sophos fornisce anche un interessante spaccato delle opinioni dell'utente informatico medio su tematiche sempre più all'ordine del giorno, come il fenomeno del cyberwarfare (o guerra informatica) e del cyberspionaggio internazionale.Il sondaggio condotto da Sophos ha interessato un campione di 1077 utenti di personal computer, ai quali sono state rivolte alcune domande che ruotavano tutte intorno allo stesso interrogativo: la guerra informatica è moralmente accettabile? O, alternativamente, computer e network di altri paesi possono essere considerati dei legittimi obiettivi di guerra?
I risultati ottenuti sono sorprendenti: 

- il 63% degli intervistati considera accettabile lo spionaggio internazionale realizzato tramite le pratiche di hacking, come l'installazione di malware (per il 23% in qualsiasi momento, per il 40% solo in periodo di guerra);

- un utente su 14 reputa legittimi anche in tempo di pace gli attacchi volti a paralizzare siti web strategici di un'altra nazione, come quelli finanziari o di comunicazione; 7 su 14 solo durante un conflitto; 6 su 14 in nessun caso;

- quasi un terzo del campione ritiene che il proprio paese abbia inqualsiasi circostanza il diritto di installare malware per penetrare nelnetwork di società  e imprese straniere al fine di ottenere un vantaggioeconomico (per il 23% solo in guerra, per il 68% in nessun caso).

"àˆ decisamente preoccupante che così tante persone considerino legittimo l'utilizzo di Internet come uno strumento di spionaggio, quasi come un'arma.D'altra parte, se passa l'idea che tali pratiche siano accettabili, aumentaanche il rischio di essere colpiti a propria volta da un attacco informatico internazionale" osserva Graham Cluley, senior technology consultant diSophos. "àˆ di solo qualche mese fa, ad esempio, il caso di OperazioneAurora, il nome in codice con cui sono stati identificati gli attacchicondotti da presunti hacker cinesi a danno di alcune aziende straniere, trale quali la più nota è sicuramente Google." 
Accanto al sondaggio in tema di cyberwarfare, il Rapporto sulla sicurezza pubblicato da Sophos getta luce anche sui più recenti trend nel campo dell'information security. A destare particolare preoccupazione in questo senso è la sempre più consistente minaccia rappresentata dai malware che infestano anche siti considerati tra i più attendibili e dalle pagine Web infette, spesso create ad hoc per attrarre gli utenti meno smaliziati. 
Queste forme di cybercrimine sono spesso utilizzate in combinazione con le cosiddette tecniche estreme di posizionamento sui motori di ricerca (o blackhat search engine optimization), il cui obiettivo è quello di posizionare le pagine Web infette tra i primi risultati ottenuti tramite una qualsiasi ricerca, aumentando così il numero di visitatori e il potenziale virale del malware.  
Nella classifica stilata da Sophos per i primi sei mesi del 2010, gli Stati Uniti consolidano ulteriormente la loro storica leadership, con Cina e Russia che si confermano rispettivamente al secondo e terzo gradino del podio. Da segnalare però è la crescita (negativa, ovviamente) dei paesi europei: la Germania guadagna il quarto posto e crescono sensibilmente anche Francia, Italia, Olanda e Regno Unito (nel 2009 ai margini o del tutto assenti dalla top ten).

Questi i dati in dettaglio:

1.       USA                     42.29%
2.       Cina                     10.75%
3.       Russia                    6.13%
4.       Germania                4.08%
5.       Francia                  3.92%
6.       Regno Unito            2.41%
7.        Italia                         2.09%
8.       Paesi Bassi             1.76%
9.       Turchia                  1.74%
10.     Iran                       1.53%

Altri                                23.3%.


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