La UE si mobilita contro il cybercrime

Vista la crescente minaccia del cybercrime, la UE ha proposto oggi delle nuove misure volte a scoraggiare i crimini informatici: prevista anche la prigione per chi crea e diffonde malware.

Autore: Andrea Sala

Chi crea e diffonde malware nella UE potrà  andare incontro anche alla prigione, da 2 a 5 anni. Questa è solo una delle misure del piano ideato dalla Commissione Europea per contrastare il cybercrime.
I crimini informatici, infatti, sono in crescita nel nostro Continente e possono avere anche effetti devastanti, come dimostra l'attacco subito dai sistemi informatici dell'Iran a causa del virus Stuxnet.
Il cybercrime è sempre più una minaccia "globale", tanto da richiedere l'azione dell'Autorità  Europea.
A dare l'annuncio di queste nuove misure è Neelie Kroes, commissario dell'agenda digitale, e Cecilia Malmstroem, commissario agli affari interni della UE.
Come diretta conseguenza del piano anticrimine informatico ci sarà  una probabile e più profonda collaborazione tra gli Stati Membri con quelli da cui più spesso partono gli attacchi: Cina, Usa, Russia, ecc.
Ma l'aspetto più importante rimane l'intenzione di "rendere un crimine la creazione e l'utilizzo dei programmi malware".
I due commissari impegnati in questa nuova iniziativa hanno richiesto anche che siano aumentati i mezzi dell'Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell'Informazione (Enisa): l'dea di Kores e  Malmstroem è che la suddetta agenzia sia un nodo che metta in comunicazione le autorità  giudiziarie, la polizia e i garanti della privacy. In più è stata richiesta l'istituzione di una sistema di allarme a livello europeo, che avverta le autorità  in caso di attacchi informatici.

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