I file pubblicati nei giorni scorsi da
Wikileaks non hanno fatto che confermare ulteriormente quello che implicitamente un po' tutti sapevamo: l'
offensiva ordita contro
Google in Cina
è stata ordinata e coordinata direttamente dalle alte sfere di Pechino.
Nel materiale pubblicato dal sito web di
Assange si sostiene che sarebbero stati proprio i vertici del partito comunista cinese a volere colpire il motore di ricerca.
Il
New York Times, riprendendo le rivelazioni di Wikileaks, ha affermato che gli attacchi contro Google è stata materialmente eseguita da "dipendenti del governo, esperti di sicurezza del settore privato e fuorilegge di Internet reclutati dal governo cinese".
Il quotidiano statunitense avanza anche l'ipotesi che questi attacchi, rivelati alla fine del 2009, sarebbero iniziati già nel 2002.
Le sortite degli hacker cinesi all'interno del motore di ricerca, oltre ad aver violato alcuni account mail, hanno fruttato anche, come bottino, "
Gaia", la tecnologia impiegata nella gestione delle login e delle password. Potenzialmente tutti gli account di Google potrebbero essere in pericolo.
Da parte sua il Governo Cinese ha da sempre negato ogni responsabilità nei cyber-attacchi.
Nel frattempo si complica, e non poco, la posizione di Assange, il responsabile di Wikileaks. Oltre ad essere ufficialmente ricercato dalle autorità statunitensi, è stato condannato anche dal tribunale svedese per violenza sessuale nei confronti di due donne.