Internet, quando il porno fruga nella propria cronologia

Un recente ricerca condotta dall'Università  di San Diego in California ha lanciato un allarme: alcuni siti web, tra cui moltissimi a luci rosse, spierebbero gli utenti attraverso la cronologia di navigazione, arrivando addirittura a raccogliere alcuni dati sensibili.

Autore: Redazione D.Life

Una ricerca condotta dall'Università  di San Diego in California ha portato alla ribalta una possibile minaccia per tutti gli internauti.
Alcuni siti web, 485 per la precisione, fra i quali la maggioranza a luci rosse, spierebbero le abitudini di navigazione degli utenti ed in alcuni casi riuscirebbero addirittura a raccogliere dati sensibili.  Questa pratica scorretta sarebbe possibile grazie all'utilizzo di un semplice codice Javascript.
Attraverso alcuni funzioni, come "History Sniffing", "Location Hijacking" e "Cookie Stealing", questi siti web sarebbero in grado di arrivare a scoprire i gusti e le abitudini, arrivando in alcuni casi anche all'appropriazione dei dati personali e alla geolocalizzazione degli utenti. Chiaramente l'accesso ai cookie potrebbe portare a conseguenze veramente spiacevoli: cyber criminali potrebbero infatti risalire ai dati di login di servizi come posta elettronica o come online banking. 
All'interno della ricerca condotta dall'istituto californiano ha rilevato che questa pratica non sarebbe solo appannaggio di siti web a luci rosse. Anche pagine web insospettabili fanno parte di questo elenco: ad esempio la testata giornalistica Wired, oppure il sito di Microsoft. In questi casi però sembra che lo scopo principale di questa pratica sia esclusivamente a fini pubblicitari, in modo da targettizzare al massimo l'advertising proposto.
Chiaramente una rivelazione di questa portata non poteva che far scoppiare polemiche in rete, anche perchà© è coinvolto un settore, quello del porno, potenzialmente delicato, in termini di privacy.
In seguito ad una primissima ricostruzione portata a termine dei ricercatori universitari californiani, dietro a questa pratica scorretta ci sarebbero alcune aziende specializzate in pubblicità  online, tra cui Interclick. La stessa azienda ha ammesso l'inserimento del codice javascript all'interno di alcuni siti web, giustificandosi dietro alla scusa di una verifica di dati già  in loro possesso.
Esiste però anche una buona notizia: questo sistema truffaldino non funziona con tutti i browser. Chrome e Safari sono immuni. Firefox invece lo è diventato a partire dalla 4.0 beta.

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