Apple a corto denergia

Ad Apple, in conseguenza al sisma che ha colpito il Giappone, resterebbe un autonomia di batterie per iPod ed iPhone d'un massimo di due mesi.

Autore: Redazione

Come tutti voi saprete lo scorso 11 marzo il Giappone è stato colpito da uno dei più gravi disastri naturali della storia dell'umanità , ed una delle sue principali vittime è stata l'economia di quel paese; fatto, questo, che ha chiaramente creato conseguenze a livello mondiale ed una delle compagnie che ne fanno le spese è Apple.
La casa di Cupertino utilizza un metodo d'approvvigionamento basato su scorte settimanali di prodotti, ossi a stima di settimana in settimana quanti materiali avrà  bisogno per la produzione della settimana successiva. Un sistema, questo, che offre notevoli vantaggi economici, me che l'ha esposta ad una possibile grave crisi di materiali.
Nel luogo più colpito dal sisma, infatti, aveva la sua sede principale la Kureha, azienda leader a livello mondiale nella produzione di polimeri per batterie agli ioni di litio, nonchà© il suo unico stabilimento di produzione del PVDF, un particolare polimero flessibile utilizzato nelle suddette batterie, specie in ambito elettronico, poichà© la sua deformabilità  ne permette un facile alloggiamento negli spazi angusti dei dispositivi compatti.
Di questo particolare polimero pare che la casa disponga, al momento, di scorte sufficienti a coprire la sola richiesta dei prossimi due mesi e pare che questo, combinato con le scarse scorte di materiali da parte di Apple, causerà  una battuta d'arresto nella produzioni di prodotti come iPod ed iPhone. Per ovviare al problema la casa di Cupertino sta cercando nuovi fornitori al più presto, ed ha anche convocato il responsabile americano di Kureha. 

Il CEO dell'azienda, Mr. Iwasaki, ha espresso l'intenzione di spingere per una velocizzazione nello sviluppo degli stabilimenti stranieri di Kureha, ma anche detto che i PVDF sono il tesoro della compagnia nipponica e non intende esportane la produzione, che sino ad ora si è sempre svolta presso lo stabilimento di Iwaky, dove il giorno del terremoto si trovava tutto il gruppo dirigente per una riunione. 


Dopo il cataclisma il presidente sessantatreenne è rimasto in loco a verificare la struttura della fabbrica e la sicurezza degli operai, tutti sopravvissuti. L'impianto ha resistito bene e pare abbia registrato solo danni minori, ma le infrastrutture circostanti, il porto in primis, ne sono uscite devastate. Oltre a ciò è posizionata a poco più di quaranta chilometri a sud della centrale di Fukushima.

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