Il garante ammonisce gli sviluppatori di app

Tra vita reale e vita virtuale ormai non c'è più differenza, a causa della app scaricate sugli smartphone tutti i nostri dati finiscono in rete.

Autore: Redazione IT Tech & Social

Essere connessi oggi, grazie a tutti gli strumenti informatici disponibili è sempre più facile e la diffusione e l'uso sempre più capillare di smartphone ci tiene on line anche quando non abbiamo un computer nei paraggi.
Ma se la praticità  di avere tutto a portata di mano più semplificarci la vita, lo stesso non si può dire per la tutela dei nostri dati personali.
Forse nessuno ci pensa mai quando installa sul proprio smartphone, Apple, Nokia, Microsoft che sia, una nuova app, ma in quel momento si stanno mettendo i propri dati personali alla mercà© di chiunque.
Numero di telefono, rubrica personale, posizione geografica, per non parlare poi di ciò che condividiamo restando sempre collegati su un profilo di social network, insomma la vita reale viene catapultata nella rete.
Complici ovviamente anche gli sviluppatori di applicazioni che non comunicano mai chiaramente agli utenti come verranno trattati i dati personali.
Questo è lo scenario non proprio confortante che è emerso dal consueto Rapporto sull'attività  stilato dal Garante per la protezione dei dati personali relativo all'anno 2010. Il rapporto rivolge anche un richiamo a tutti i principali sviluppatori di applicazioni (Apple, Microsoft, Google…) affinchà© rendano le loro applicazioni idonee al diritto di privacy di ogni utente che deve poter tenere costantemente il controllo propri dati, pur essendo consapevole che molti di essi finiranno lo stesso in rete.

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