Per un medico di Harvard Steve Jobs si sarebbe potuto salvare
Un presunto medico di Harvard ha dichiarato che Steve Jobs si sarebbe potuto salvare se avesse accettato di farsi curare in maniera tradizionale.
Autore: Chiara Bernasconi
Un oncologo di Harvard (o presunto tale), Ramzi Amri, ha dichiarato che, a suo parere, il cancro che ha colpito il fondatore di Apple Steve Jobs "non era letale e se Jobs avesse seguito cure tradizionali e non alternative si sarebbe salvato". La tesi di Amri, che è un ricercatore dell'Harvard Medical School, sta facendo il giro del web e inevitabilmente sta facendo discutere i media internazionali. Per Amri, la forma di cancro che ha afflitto Jobs era lieve e raramente fatale. A determinare la morte dell'uomo è stata la scelta di trattamenti alternativi: "A quanto pare, il papà dell'iPhone dedicava il suo tempo all'azienda invece di sottoporsi alla chemioterapia o ad altri trattamenti convenzionali. Per nove mesi dalla diagnosi del 2003 e fino a luglio 2004 almeno, Jobs avrebbe deciso di sperimentare metodi alternativi per trattare il tumore, sperando di scampare all'operazione attraverso una dieta speciale". Ma Filippo Cremonini, gastroenterologo al Beth Israel Deaconess Medical Center dell'Harvard Medical School, ha così ribattuto: "Mi sento in dovere di precisare, a titolo personale ma da componente della stessa organizzazione che questo signor Ramdi Amri non è l'oncologo di Harvard come hanno scritto i giornali ma un semplice 'Fullbright scholar' senza laurea in Medicina riconosciuta negli USA, in soggiorno temporaneo a Boston, e non sembra sia nemmeno un clinico. Il signor o dottor Amri esprime un convincimento che può essere comune a colleghi gastroenterologi, chirurghi, internisti ed oncologi, e lo documenta. Ma in primis non ha la conoscenza diretta del caso Jobs, e poi si abbandona ad agghiaccianti semplificazioni. Una tentazione in cui uno che non ha esperienza clinica può facilmente cadere".
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