Randstad: italiani sempre più stressati da smartphone e email

Per il Work Monitor Randstad un lavoratore su tre è convinto che telefono, mail e internet riducano la produttività.

Autore: Redazione IT Tech & Social

Il 75% dei lavoratori italiani dispone di un accesso in rete sul luogo di lavoro, a un quarto del totale il datore di lavoro ha fornito uno smartphone con accesso alla rete, mentre  circa la metà  del campione dispone di uno smartphone personale con accesso a internet.
Una connettività  praticamente illimitata che, però, senza un codice di comportamento condiviso, rischia di trasformarsi in una sorta di "tecno-stress" generato dalla contrapposizione tra il  39% dei datori di lavoro, che pretende una reperibilità  24 ore al giorno 7 giorni su 7 e il 31% dei lavoratori convinto che telefono, mail e internet riducano concentrazione e produttività .   
Sono questi alcuni degli spunti che emergono dalla quarta edizione del Work Monitor Randstad, l'analisi relativa all'andamento del mercato del lavoro svolta dalla multinazionale Olandese in 29 nazioni nel primo trimestre 2012 che, in questa edizione, si è concentrata sulle dinamiche generate nel lavoro dai dispositivi tecnologici, in particolare quelli dedicati alla comunicazione. 
Dallo studio di  Randstad, secondo player al mondo nel mercato del lavoro, emerge chiaramente come i lavoratori italiani siano più sensibili (32%) rispetto ai colleghi stranieri alle sollecitazioni, e quindi alle distrazioni, che arrivano quotidianamente da telefono e mail e, in particolare, sono i più convinti (30% degli intervistati) che l'accesso alla rete sia un fattore in grado di far diminuire la propria produttività  lavorativa. 
Analizzando il rapporto degli italiani con "la tecnologia", invece, i dati relativi alla "connettività  stanziale" (quella sul luogo di lavoro) testimoniano che internet è ormai diventato uno strumento di lavoro scontato e largamente diffuso utilizzato quotidianamente dal 75% degli italiani (vs. India 93%, Cina 93%, e Malaysia 89%).
Il dato (52%) relativo  alla "connettività  nomade" attraverso gli smartphone, invece, seppur bassa rispetto ad altri paesi come Cina (84%), Hong Kong (79%), India e Malaysia (71%), è utile per delineare un identikit del lavoratore italiano medio: chi si connette alla rete fuori dagli orari lavorativi è in prevalenza maschio (30% vs. il 18% delle donne), tra i 18 e 44 anni (28% vs. 18% tra 45-64 anni) e impiegato nel settore privato (26% vs. 20% del settore pubblico).
"La prima edizione del Work Monitor 2012, - commenta Marco Ceresa, Amministratore Delegato di Randstad Italia – sottolinea come gli Italiani, nonostante la ricca disponibilità  di strumenti tecnologici di comunicazione, amino ancora i rapporti diretti e la componente relazionale. La passione italiana per la tecnologia è innegabile ma rimaniamo fortunatamente ancorati a codici comunicativi tradizionali ed emozionali che non snaturano la dimensione lavorativa. Dall'indagine emerge come i rapporti tra impresa-lavoro stiano cambiando sia in termini di velocità  dei flussi informativi con un impatto sulle attività  che nella colonizzazione, a volte, della sfera privata. A questo proposito credo che sia importante un'educazione e una sensibilizzazione da parte delle aziende sul valore del "Work Life Balance" e su come separare la dimensione professionale da quella privata garantendone un sano equilibrio."

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