La ricerca, nel campo dei dispositivi di storage, è continua e ha consentito, negli ultimi anni, di beneficiare di sempre drive più capienti e veloci. Recentemente, un gruppo di ricercatori giapponesi ha raggiunto risultati decisamente interessanti,
generando un'architettura che potrebbe essere definita ibrida, dove coesistono chip di memoria NAND Flash e memorie ReRAM.
La struttura
ReRAM sfrutta memristori, chip a base di silicio costituita dalla fusione di memoria e resistenza, capaci di assicurare prestazioni nettamente più elevate delle attuali memorie e di mantenere registrati i dati anche a PC spento.
La piattaforma ibrida NAND+ReRAM dovrebbe dunque consentire di migliorare le performance generali dei drive SSD e potrebbe essere impiegata per estendere il ciclo di vita e ridurre i consumi complessivi di questi device.
Per superare le limitazioni delle attuali tecnologie SSD, particolarmente riscontrabili nel caso di intense sessioni di lettura e scrittura con accesso causale, è stato messo a punto il drive ibrido.
L'unità da 256 GByte con moduli NAND e 8 Gbit di memoria ReRAM permette l'utilizzo dei nuovi banchi di memristori sia per lo storage, sia per l'utilizzo come cache. Data l'ottima capacità dei moduli ReRAM nella gestione degli accessi casuali, questa nuova periferica è dunque in grado di assicurare una maggiore durata nel tempo, oltre a consumi inferiori e prestazioni più alte.
Il funzionamento interno viene pilotato da
tre distinte funzioni, a partire dall'algoritmo "Anti-Fragment", che si occupa di scrivere i dati meno ingombranti nella ReRAM e, successivamente, di immagazzinarli nella memoria NAND. Questo produce un numero di accessi casuali inferiore e permette di preservare i moduli Flash.
Per evitare la frammentazione delle informazioni archiviate, viene successivamente utilizzato il protocollo
"Reconsider as a Fragmentation", tramite il quale i dati vengono inviati nuovamente alla ReRAM. Le maggiori performance del disco sono rese possibili dall'algoritmo
"Most Recently Used Table" che conserva nella ReRAM i dati di frequente accesso.
Secondo le stime del gruppo che ha sviluppato il drive è possibile ridurre i consumi del 93% rispetto ai drive convenzionali e prolungare di 6,9 volte la vita utile del prodotto. Non solo, le prime analisi confermano un incremento di prestazioni di ben 11 volte, se paragonato con gli attuali drive SSD.