Apple ha pubblicato un
documento nel quale sono riportate le richieste di dati che ha ricevuto dai governi mondiali.
Il colosso di Cupertino si mette così alla pari con
Google, Microsoft e altri. Queste informazioni includono tutto quello che Apple è autorizzata in via del tutto legale a diffondere.
La pubblicazione fa parte di uno sforzo che non riguarda solo un sano interesse verso la trasparenza: le aziende
non vogliono figurare come complici nelle operazioni di spionaggio messe in atto dalla
NSA.
Per quanto concerne nello specifico il nostro Paese, Apple ha ricevuto
60 richieste per un totale di
76 account. Il colosso ha acconsentito per 18 di questi account, mentre ha rifiutato in 34 casi.
Per 38 utenze poi sono stati rivelati dati "non di contenuto", quindi probabilmente metadati appunto, mentre per altre 22 non è stato diffuso nulla.
In totale, dunque, Apple ha risposto con "qualche informazione" al 37% delle richieste italiane.
Gli Stati Uniti, invece, limitano le informazioni pubblicabili in modo del tutto sostanziale rispetto agli altri Paesi. Apple ha commentato, a tal proposito: “Il governo statunitense non permette ad Apple di diffondere, tranne che in forma di ampie forbici, il numero di account raggiunti, il totale delle richieste o se i contenuti sono stati trasmessi. Ci opponiamo con fermezza a questo ordine di silenzio”. E ancora: “Il nostro business non dipende dalla raccolta di dati personali. Non abbiamo interesse nell'accumulare informazioni personali sui nostri clienti. Proteggiamo le conversazioni personali con crittografie end-to-end su
iMessage e Facetime. Non conserviamo dati di localizzazione, ricerche sulle mappe o richieste a Siri in alcuna forma identificabile.
A differenza di molte altre società, l'interesse commerciale primario di Apple non riguarda la raccolta di informazioni”.