Green IT: cè attenzione ma manca la conoscenza delle giuste soluzioni

Da una ricerca commissionata da BEA, quasi due terzi delle aziende hanno sviluppato o stanno sviluppando piani per ridurregli sprechi di energia e le emissioni provocate dall'uso della tecnologia.

Autore: Redazione

Una ricerca di BEA Systems risalente allo scorso mese di marzo, azienda che opera nel mercato del software di infrastruttura applicativa, evidenzia che le aziende europee sono sempre più attente al problema del ‘Green IT', ma c'è una scarsa informazione in merito alle tecnologie ambientali disponibili. Circa due terzi delle aziende coinvolte nella Sustainable IT Survey 2008 hanno sviluppato o stanno sviluppato piani per ridurre l'energia utilizzata e le emissioni causate dall'uso della tecnologia. La priorità  è ridurre il consumo di energia IT e tagliare i costi delle utility.  La ricerca dimostra anche che le aziende sono poco incentivate a investire, in parte per i costi e in parte per la mancanza di informazioni dettagliate sulle soluzioni tecnologiche disponibili. Secondo le aziende, questo settore potrebbe offrire molti vantaggi, tra cui la riduzione dei costi, l'aumento di efficienza e flessibilità .
BEA Sustainable IT Survey 2008 è stata condotta da Vanson Bourne, Technology Market Research Specialists, nel gennaio 2008 e ha coinvolto circa 480 persone in 12 paesi. Hanno partecipato alla ricerca Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Spagna, Svezia e Gran Bretagna. La ricerca ha coinvolto i responsabili nei settori Finance, Pubblica Amministrazione e Telecomunicazioni.
La ricerca evidenzia una scarsa conoscenza della virtualizzazione - una soluzione per consolidare le risorse di computing - tra le aziende europee, nonostante questa tecnologia sia fondamentale per i ‘green data center'. La ricerca dimostra che le aziende europee hanno livelli diversi di consapevolezza per quanto riguarda il green IT. Il 27% ha già  un piano per ridurre lo spreco energetico e le emissioni. Il 10% ha un piano pronto che non è stato ancora implementato; il 22% sta lavorando a un progetto; mentre il 33% non ha nessun progetto per ridurre gli sprechi IT e le emissioni. Inoltre, la ricerca mette in evidenza alcune interessanti anomalie tra i Paesi Europei. Il 47% delle aziende nei Paesi Bassi, per esempio, ha attuato un progetto o sta per lanciarlo al fine di ridurre le emissioni energetiche provocate dall'IT - rispetto al 29% delle aziende nordiche e al 33% di quelle tedesche. 
Per le aziende che hanno attuato i piani, ci sono alcune pressioni determinate dall'implementazione delle attività  di green IT. Il 55% indica l'aumento dei costi energetici come motivo principale, seguito da attività  di Corporate Social Responsibility (45%), adeguamento normativo (41%) e capacità  di storage (15%). La riduzione dello spreco tecnologico e il riciclaggio sono fattori ambientali chiave per le aziende europee. Il secondo obiettivo per il 49% degli intervistati è la gestione efficiente delle utility energetiche, come i data center di riscaldamento e illuminazione. Ridurre lo spreco di energia IT è la terza priorità , secondo il 46% degli intervistati.

[tit:Alcune problematiche]
La ricerca evidenzia però anche alcune problematiche. A parte i costi (citati dal 53%), per gli intervistati è difficile capire quali soluzioni sono attualmente disponibili (23%), quali sono i prodotti più adatti (16%) e manca il supporto da parte del Board e del senior management (16%). Il 70% delle aziende francesi indica il costo come il principale problema, rispetto al 35% dei Paesi Bassi. La ricerca prende in considerazione anche la virtualizzazione, che gioca un ruolo fondamentale per realizzare ‘green data center'. Riducendo il volume dei server, infatti, la virtualizzazione permette di diminuire lo spreco di energia, ottimizzando l'efficienza delle risorse di computing sottoutilizzate e aumenta la vita dei data center - diminuendo così l'impatto ambientale. E' stato chiesto agli intervistati di valutare su una scala da uno a cinque la propria conoscenza della virtualizzazione: il 39% ha dichiarato di ‘non essere molto informato' e solo il 7% è ‘informato'. Inoltre, la conoscenza della virtualizzazione è geograficamente polarizzata: la media delle aziende della Gran Bretagna che conosce questa tecnologia è due o tre volte superiore rispetto alla Germania e ai Paesi Bassi. Il principale vantaggio della virtualizzazione è la riduzione dei costi, citato come ‘molto importantè dal 41% degli intervistati. Il secondo è la maggiore efficienza dei server (34%). Il terzo è l'aumento della flessibilità  e la capacità  di rispondere alla crescita della domanda (considerato ‘molto importantè dal 22% degli intervistati). 

[tit:La risposta di Bea]
Per rispondere alle problematiche emerse da questa ricerca pan-Europea, BEA ha alcune risorse a disposizione, tra cui il Total Cost of Ownership Calculator della virtualizzazione, che permette di analizzare le implicazioni finanziarie determinate dal passaggio a un'architettura virtuale per le applicazioni aziendali.

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