Cultura,
internet,
copyright,
monopolio e business: questi alcuni dei termini chiave di una vicenda che sta coinvolgendo, con pareri discordanti, governi e associazioni di editori e scrittori di tutto il mondo, con ripercussioni su lettori e aziende.
Al centro di tutto,
Google Books, la sezione di Google diventata uno degli argomenti dell'agenda setting degli ultimi tempi. A catturare l'attenzione mediatica, il passo deciso del Gigante di Mountain View, intenzionato ad arricchire il
patrimonio letterario offerto via Web, un business che è destinato a crescere nei prossimi anni.
[tit: Facciamo un passo indietro]
Google Books, servizio nato nel
2004, si basa sulla
digitalizzazione di libri, manoscritti e altre opere letterarie e l'offerta degli stessi agli utenti del web: il mettere le mani sul maggior numero di libri coincide con l'avere a disposizione un catalogo più ampio di titoli fra cui far scegliere i lettori, e di conseguenza, aumentare gli introiti.
Il 28 ottobre 2008, con un comunicato sul
blog ufficiale, Google annuncia di aver sottoscritto un
accordo con due associazioni che raggruppano editori e autori statunitensi,
The Authors Guild e
l'Association of American Publishers, intitolando la notizia “un nuovo capitolo per Book Searchâ€, e lasciando trapelare soddisfazione per un accordo preceduto da diverse polemiche e ingiunzioni legali da parte di autori ed editori. Il patto siglato prevede che Google stanzi 125 milioni di dollari per la creazione di un
Book Rights Registry, utile a regolare i conti per le opere già digitalizzate e pubblicate e a coprire i pagamenti futuri per i volumi che verranno uniti al catalogo di Google Books.
L'accordo sentenzia inoltre che: a Google andrà il
37% dei guadagni; i libri protetti da copyright ma ormai fuori stampa potranno essere consultati in versione integrale dagli utenti; diventa possibile visionare il 20% dell'opera e, per completare la lettura, si dovrà versare una quota che si andrà a sommare al totale del Brr. Un elemento fondamentale dell'accordo è la determinazione di quali opere siano fuori stampa e quali, di conseguenza, possano rientrare nell'elenco dei libri a libera digitalizzazione: questo elemento costituirà un punto focale delle dispute legali attuali.
Entro il
5 maggio 2009, data in cui il
dipartimento di giustizia americano avrebbe dovuto pronunciarsi in merito alla legittimità dell'accordo, gli editori di tutto il mondo avrebbero dovuto decidere se aderire o meno al patto siglato fra Google e le associazioni di editori ed autori statunitensi.
Considerando che una parte delle opere straniere digitalizzate o in procinto di esserlo, sono considerate negli Usa fuori produzione, ma sono ancora in commercio in alcuni Paesi Europei, i
detentori dei diritti d'autore risultano inevitabilmente coinvolti nella trattativa. Inoltre, è la stessa Google a richiedere agli editori e agli autori di tutto il mondo di schierarsi a riguardo, con la norma “
opt autâ€: i detentori di diritti delle opere fuori commercio devono esternare la propria posizione in merito alla digitalizzazione entro il 5 maggio, altrimenti i testi saranno comunque inglobati, per la regola del “silenzio-assensoâ€.
Iniziano così a sollevarsi critiche e assensi in merito all'azione di Google.
Tra essi
Internet Archive, l'organizzazione che si occupa dell'elaborazione di un archivio di risorse multimediali accessibili in maniera libera, che critica la modalità “opt autâ€, in grado di permettere a Google di impadronirsi di milioni di opere, mentre al contrario gli altri fornitori di contenuti, come la stessa Internet Archive, potrebbero essere al di fuori della tutela legislativa e rischiare denunce.
[tit:L'Antitrust entra in campo]
Un momento fondamentale della vicenda è l'apertura, da parte dell'
Antitrust, di un'inchiesta contro Google per possibile violazione delle leggi a tutela della libera concorrenza: le indagini dovrebbero sancire se si stia profilando una posizione dominante nell'editoria digitale; in contemporanea una
corte federale proroga di
4 mesi il tempo limite per autori ed editori, per scegliere di aderire o meno all'accordo siglato, su richiesta di un gruppo di autori, tra i quali anche i rappresentati dei diritti di John Steinbeck e di Philip K. Dick.
Nel corso degli ultimi mesi, sono diverse le mobilitazioni di gruppi di editori e autori di
diversi Paesi, che non condividono il modus operandi e il progetto di Google: fra essi, associazioni di
Germania,
Austria,
Norvegia,
Svezia e
Francia, nonostante l'adesione della
Biblioteca Nazionale francese, si oppongono a Google Books.
[tit:La posizione dell'Italia]
L'Italia ha un atteggiamento contrastante: mentre
Antonia Ida Fontana, direttrice della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, sembra entusiasta del progetto e sottolinea le potenzialità e l'arricchimento culturale offerto dalla creazione di una biblioteca online, e
Mario Resca, direttore generale alla Valorizzazione del Mibac, parla di un accordo con il Colosso di Mountain View per la digitalizzazione del patrimonio delle biblioteche italiane, l'
Aie, l'Associazione Editori Italiani si dice contraria a Google Books.
L'Aie svolge un'indagine che mostra come un gran numero di libri italiani risultano fuori commercio nel database su cui si basa Google Books: in questo modo, grazie all'accordo siglato da Google con autori ed editori Usa, queste opere potrebbero essere digitalizzate senza alcun problema; l'Associazione Editori Italiani accusa inoltre la possibilità di monopolio e di censura culturale: quest'ultimo, un rischio possibile perchà©, se fosse libera d'agire, a Google andrebbe in mano la possibilità di scegliere quali testi digitalizzare e quali no.
Fra le ultime accuse pervenute contro il progetto Books, quella di
Amazon, che ha inviato una diffida ad un giudice federale americano, con l'intento di tutelarsi contro il possibile monopolio del mercato da parte della rivale, e
Microsoft, che ha dichiarato come il servizio di Google potrebbe essere in grado di strangolare il settore dei libri online protetti da copyright.
[tit:La posizione dell'Unione Europea]
Contrastante, infine, la presa di posizione dell'
Unione Europea, che in un primo momento, stando alle dichiarazioni diffuse da
Viviane Reding, commissario Ue per i media, sembrava applaudisse il potenziale del progetto, in grado di offrire nuovi contenuti ad un numero crescente di utenti, ma che ha deciso poi di incontrare i rappresentanti di Google per chiarire alcuni punti.
Dalla riunione tenutasi a
Bruxelles i giorni scorsi, è emerso principalmente il bisogno di istituire nuove leggi e nuove regolamentazioni a livello istituzionale, per fronteggiare il cambiamento avvenuto nell'era digitale.
La Commissione Ue ha richiesto a Google maggiore attenzione nei confronti delle opere ritenute fuori commercio in Usa, ma ancora circolanti in Europa, e ha sottolineato il bisogno di una legislazione europea unitaria in merito.
Ad oggi, i vertici di Google stanno attendendo il
7 ottobre 2009, data in cui le autorità competenti pronunceranno un verdetto, in merito alla plausibilità dell'accordo fra Google e le associazioni che raggruppano editori e autori statunitensi, The Authors Guild e l'Association of American Publishers. Intanto
la discussione sul progetto Google Books continua, fra questioni di diritti, soldi, cultura e potere.