Il
valore del mercato e-commerce italiano raggiungerà i
62 miliardi di euro nel 2025, confermando la centralità del digitale nei consumi degli italiani. Eppure, la
trasformazione digitale delle imprese resta incompleta. Più del 70% delle PMI dichiara di aver avviato percorsi di digitalizzazione, ma solo il 13% riesce a generare vendite online significative.
I
dati ISTAT mostrano che
appena un’azienda su cinque con almeno 10 dipendenti vende via web e che solo il 26% delle PMI raggiunge un livello avanzato di digitalizzazione. Inoltre, meno di due imprese su dieci hanno investito nella formazione ICT dei dipendenti. Il risultato è un
divario evidente:
molte aziende hanno fatto il primo passo verso il digitale,
ma faticano a trasformarlo in crescita concreta e
vendite.
Le PMI italiane hanno adottato strumenti e piattaforme digitali, spesso spinte dagli incentivi pubblici o dalla necessità emersa durante la pandemia di mantenere un canale attivo verso i consumatori. In molti casi, però, questo passo è rimasto un intervento tattico più che strategico:
l’obiettivo era aprire un sito e-commerce o avviare campagne online,
senza un piano chiaro per trasformare la presenza digitale in vendite concrete.
Il
risultato è che molte di loro si ritrovano con
piattaforme funzionanti ma poco performanti, incapaci di attrarre clienti in modo continuativo o di consolidare la relazione dopo il primo acquisto. La
mancanza di competenze dedicate e di
tempo per gestire le attività di marketing fa sì che la digitalizzazione rischi di restare una semplice vetrina, più che un vero motore di crescita.
Un ulteriore ostacolo è rappresentato dalla
complessità tecnica percepita: molte imprese non hanno la capacità di gestire integrazioni tra strumenti diversi, CRM, piattaforme di email marketing e sistemi di pagamento. Infine, il
fenomeno dei carrelli abbandonati, sempre più frequente, si traduce in una
perdita significativa di fatturato e
accentua il senso di frustrazione di chi gestisce un e-commerce.
Per gli
e-commerce, la differenza oggi non sta più solo nell’avere un sito ben costruito, ma nel
saper gestire il rapporto con i clienti in modo continuo e
personalizzato. È qui che entra in gioco l’automazione: non un optional, ma una leva decisiva per trasformare visite occasionali in vendite ripetute.
Email mirate,
SMS al momento giusto,
programmi di fidelizzazione e
reminder automatici sono diventati la condizione per competere anche per le PMI. Integrare questi canali in un’unica regia permette di ridurre sprechi di tempo e risorse e, soprattutto, di costruire relazioni che durano nel tempo. Oggi, chi investe in automazione riesce a
trattenere i clienti,
aumentare lo scontrino medio e r
idurre la dipendenza da pubblicità sempre più costose.
Analizzando il mercato, emergono due segmenti principali. Da un lato ci sono le
PMI e-commerce, con
fatturati compresi tra i 2 e i 10 milioni di euro, che cercano soluzioni semplici, rapide da implementare e a costi contenuti. Per queste realtà, la priorità è ottenere risultati immediati:
recuperare i carrelli abbandonati,
fidelizzare i clienti con strumenti intuitivi, poter contare su automazioni già pronte senza doversi affidare ad agenzie esterne.
Dall’altro lato ci sono i
retailer di fascia mid-market, con
fatturati tra i 10 e i 50 milioni di euro, che hanno esigenze più complesse. In questo caso, la sfida è
gestire grandi volumi di dati,
integrare sistemi interni, scalare
campagne multicanale e sviluppare
strategie di fidelizzazione su larga scala. Per questi operatori l’automazione non è solo un risparmio di tempo, ma un requisito per garantire efficienza e redditività.
“Questi due mondi sembrano lontani, ma hanno un filo comune: entrambi hanno bisogno di strumenti che riducano la complessità e portino risultati tangibili»,
spiega Linda Romani, Marketing Manager Italia di GetResponse. “Per le PMI significa avere automazioni plug-and-play che recuperano vendite senza richiedere competenze tecniche avanzate. Per i retailer più grandi significa poter contare su piattaforme scalabili, integrate e supportate da consulenza locale. In entrambi i casi, l’automazione non è più un’opzione, ma la condizione minima per restare nel mercato”.
La crescita dell’e-commerce in Italia mette quindi in evidenza un paradosso:
il mercato è in espansione,
ma molte imprese non riescono ancora a trasformare la digitalizzazione in un vantaggio competitivo concreto. In questo scenario, l’automazione rappresenta un punto di incontro tra necessità diverse: semplicità per le PMI e scalabilità per i retailer più strutturati, la chiave per passare da una presenza online a un modello di business capace di generare valore nel tempo.