Il Regno Unito subisce un provvedimento dalla Commissione Europea
La Commissione Europea ha iniziato un procedimento di infrazione ai danni del Regno Unito, reo, a causa di numerosi suoi provider, di molti casi di invasione della privacy del popolo internauta britannico. In particolare i casi più denunciati sono quelli di Phorm.
Autore: Redazione D.Life
La Commissione Europea ha aperto un procedimento di infrazione contro il Regno Unito (che avrà 2 mesi di tempo per rispondere al procedimento, prima che questo passi alla corte di giustizia). Il movente dell'apertura è stato l'abuso dei "behavioural advertising Phorm" (tecnologie basate su costante analisi della navigazione dell'utente per capirne gli interessi, con conseguente selezione annunci di pubblicitari ad hoc da inviargli) da parte di diversi provider (il caso più eclatante è quello di British Telecom, che nel 2006-2007 ha ammesso di avere usato in via sperimentale il Phorm senza avvertire prima gli utenti) nei confronti di numerosi utenti internet, che hanno sporto denuncia. Il procedimento aperto avrà come tema i problemi relativi all'applicazione delle norme europee in materia di ePrivacy e la tutela dei dati personali. Le nazioni che seguono queste regole devono infatti garantire la riservatezza delle comunicazioni impedendo intercettazioni senza il consenso dell'utente, cosa che in Gran Bretagna sembra, a detta dell'utenza, non accadere. Secondo il Commissario europeo Viviane Reding "Tecnologie come il "behavioural advertising" possono essere utili alle aziende e ai clienti, ma devono essere utilizzate nel rispetto della normativa Europea. Queste norme esistono per proteggere la privacy dei cittadini e devono essere applicate in maniera rigorosa da tutti gli Stati membri". La Reading ha poi aggiunto che la Commissione stava seguendo il caso inglese da diverso tempo, concludendo che vi sono state delle applicazioni sbagliate delle norme da parte del Regno Unito. Le autorità del paese sono quindi state invitate a cambiare le leggi nazionali per favorire gli internauti, tutelandone la privacy (al momento la legge inglese prevede come reato l'intercettazione intenzionale, tranne in casi di "ragionevoli motivi per ritenere" l'autorizzazione accordata. In UK non esiste inoltre un'autorità nazionale di sorveglianza delle intercettazioni).
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