Facebook, verso il fallimento il referendum sulla privacy

A 3 giorni dalla fine del referendum per approvare le nuove regole di utilizzo di Facebook, si rischia di non raggiungere il quorum del 30%. Se la votazione dovesse fallire, resterebbero in vigore le attuali norme redatte senza il confronto con gli utenti e duramente criticate per possibili violazioni della privacy.

Autore: Redazione D.Life


Sono pessimi i risultati ottenuti finora su Facebook dal referendum sull'approvazione o meno delle nuove regole in materia di privacy che dovrebbero disciplinare il sito di social network. Si teme infatti che al termine della settimana concessa per il voto sui nuovi termini di servizio proposti, non venga raggiunto il quorum minimo dei votanti, ovvero il 30% degli iscritti (circa 60 milioni di persone).
L'idea di far votare gli utenti era stata dello stesso Mark Zuckerberg, ed era stata presa per cercare di placare le polemiche nate inseguito al tentativo orchestrato da Facebook di rendere propri i contenuti degli utenti postati sul network. Il referendum avrebbe dovuto stabilire se utilizzare le attuali regole sulla privacy o adottare le novità  che sono state decise attraverso la selezione dei commenti inviati dagli utenti.
Purtroppo sono stati pochissimi gli utenti che, a 3 giorni dalla chiusura delle urne, hanno risposto al sondaggio: solo l'1% (300mila in italia su 9 milioni di iscritti) contro il 30% del quorum richiesto.
C'è già  chi pensa, nonostante la scarsa vena degli utenti nel votare, che sia Facebook il responsabile di questo disastroso risultato, in quanto non avrebbe per nulla pubblicizzato la votazione.
Tra chi mette in dubbio la leggittimità  della votazione c'è l'associazione Privacy International, che ha definito il voto una "truffa" a causa del quorum richiesto. Il pericolo è che, essendo quasi impossibile che una votazione raggiunga il 30%, l'amministrazione del sito continui a imporre le sue scelte senza ascoltare gli utenti.


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