Fuga di dati riservati e
perdita di denaro: secondo una ricerca di
Websense esisterebbe una forte correlazione fra questi due aspetti del mondo aziendale. Questa liaison è emersa grazie ad uno studio, in cui sono stati coinvolti
professionisti della sicurezza informatica di 21 Paesi: dalle opinioni raccolte è stato messo in luce come il
93% degli intervistati sia convinto della necessità di
tutelare la riservatezza, impedendo che dati riservati possano essere diffusi.
L'esigenza risulterebbe ancora più pressante in tempi di
crisi economica, ma la realtà dei fatti mostrerebbe come, invece di attuarlo, le aziende stiano trascurando questo aspetto, proprio a causa della
crisi finanziaria. Le risorse interne sembrano essere incanalate verso altre sfere dell'attività aziendale e non a favore di una maggiore sicurezza.
L'inchiesta, pubblicata durante l'
e-Crime Congress 2009, ha messo in luce un altro aspetto consequenziale alla perdita di dati sensibili: la
responsabilità aziendale. Dinanzi alla diffusione accidentale o volontaria di dati riservati, l'azienda dovrebbe essere
perseguita penalmente: il 30% degli intervistati ritiene infatti che i
Ceo e i
membri del CdA debbano essere ritenuti
legalmente responsabili se mettono a rischio i dati confidenziali dei consumatori, il 62% pensa che le
aziende dovrebbero essere sanzionate e il 68% ritiene giusto un
risarcimento a favore dei
consumatori danneggiati.
Nello specifico, è proprio il
piano dirigenziale a dover essere imputato della
perdita di sicurezza: il
66,7% degli intervistati crede che i dirigenti e i membri del Consiglio d'Amministrazione dovrebbero essere ritenuti responsabili della perdita dei dati, mentre un quarto pensa che la responsabilità dovrebbe essere unicamente del CEO; il
15,9% dei professionisti della sicurezza ritiene che la responsabilità sia del
dipartimento It; infine il
4,3% crede che la responsabilità debba essere affidata a un'
entità esterna.