Il mondo dell'informazione non deve abusare delle possibilità derivanti dal mondo dei
social network. I giornalisti che utilizzano notizie, fotografie e dati personali tratti da questo tipo di portali devono sempre
verificare le informazioni raccolte per esercitare con correttezza il diritto di cronaca. àˆ quanto ha ribadito il
Garante della Privacy intervenendo su un caso recente di cattiva informazione.
Il mese scorso, infatti, due cittadini si erano rivolti all'autorità perchè le loro immagini erano state
prelevate da Facebook da alcuni quotidiani ed
erroneamente associate a persone omonime decedute.
In un caso si trattava di un incidente stradale, nell'altro di una vittima del terremoto avvenuto in Abruzzo. I nomi pubblicati nei servizi di cronaca erano corretti, ma le fotografie ad essi associate erano state trovate facendo una semplice ricerca su internet e scaricando l'immagine presente nei profili che i due segnalanti avevano aperto nel famoso social network.
I giornalisti non avevano, dunque, verificato l'ipotesi che si potesse trattare di semplici casi di omonimia e avevano dato per decedute le persone sbagliate. Nel caso della vittima del terremoto, la fotografia errata, pubblicata da un quotidiano, era stata riproposta anche da due testate televisive nazionali.
In merito alla vicenda, il Garante ha emesso
due provvedimenti (nn. 1615317 e 1615339) in cui stabilisce che queste immagini
non dovranno essere più pubblicate, diffuse nà© riproposte nell'archivio online delle testate coinvolte.
Il Garante ha precisato che associando l'immagine di una persona all'identità di un'altra, sono stati diffusi dati errati, mettendo in atto in tal modo un
illecito trattamento dei dati personali.