Da circa un anno i
cybercriminali stanno acquistando
pubblicità online su
Google in maniera tale che i loro siti truffaldini compaiano sempre nelle prime posizioni. Per fare un esempio, nel mese di agosto dello scorso anno, i criminali hanno acquistato
link sponsorizzati da Google in modo tale che la ricerca di update per
Adobe Flash Player rimandasse ai loro siti ì posizionati nella top 5 di Google. Invece dell'
update promesso le vittime che cliccavano su questi link ricevevano un file con lo stesso nome che però conteneva un
virus.
Le
statistiche analizzate da
G Data con particolare riguardo agli
url contenenti codici maligni hanno evidenziato come soltanto nell'ultima settimana in media ben
2.250 differenti url avevano dei link che indirizzavano a siti contenenti
malware. Di questi circa 405 url ogni giorno erano collocati sulle pagine di
advertising provider. Di fronte ad azioni di questo tipo lo stesso uso di
black list non risulta totalmente soddisfacente perchà© questi link dannosi puntano spesso a server inseriti all'interno di
botnet che cambiano e si modificano con una grande velocità . Questo significa che il computer sul quale fisicamente il linkpubblicitario indirizza l'utente cambia di minuto in minuto. Da questo punto di vista è l'
amministratore di rete del
provider di advertising che ha una grossa responsabilità da un duplice punto di vista: da un lato deve provvedere ad eliminare ogni
falla di sicurezza, dall'altro deve effettuare un
controllo serrato sui link in modo tale da bloccare quelli dannosi non appena scoperti.