Arbor Networks, internet e democrazia in Iran

Arbor Networks ha elaborato un'interessante analisi dell'andamento del traffico internet nei giorni delle contestate elezioni presidenziali in Iran, da cui si evince che il governo ha scelto di rallentare o interrompere in alcuni momenti salienti il traffico di dati, senza operare un blocco completo della rete. Craig Labovitz, Chief Scientist di Arbor, spiega le possibili ragioni di tale strategia.

Autore: Irene Canziani


Arbor Networks ha recentemente riportato nel proprio blog un'interessante analisi dell'andamento del traffico internet precedente e successivo alle contestate elezioni presidenziali in Iran del 13 Giugno 2009.
Dall'analisi si evince la strategia iraniana in merito alla circolazione di informazioni su internet: diversamente da altri Paesi non occidentali come la Birmania, che nel 2007 avevano completamente arrestato ogni tipo di connessione con il resto del mondo, il governo iraniano – che gestisce il traffico da e verso il Paese attraverso la compagnia di Stato DCI (Data communication Company of Iran) - ha scelto di rallentare o interrompere in alcuni momenti salienti il traffico di dati.
In particolare, il giorno successivo alle elezioni del 13 alle ore 1:30 pm GMT (9:30 am EDT e 6:00 pm Tehran / IRDT),  tutti i service provider che connettono l'Iran al resto del mondo hanno subito un quasi totale arresto del traffico, mentre in altri momenti la circolazione di dati è stata sensibilmente rallentata (da 5 Gbps a meno di 1 Gbps).
 

Craig Labovitz, Chief Scientist di Arbor Networks, fornisce una possibile spiegazione della strategia iraniana: l'Iran ha molte significative relazioni commerciali e tecnologiche con il resto del mondo, quindi il blocco completo di internet avrebbe causato enormi problemi ad aziende e privati, generando ulteriori proteste. Il governo avrebbe quindi optato per una soluzione più "soft".
Nonostante l'oppressione del popolo, tuttavia, dalla vicenda iraniana emerge sempre di più il ruolo di internet come portatore di democrazia: Labovitz commenta "la vicenda rappresenta un delicato equilibrio per il governo iraniano e un test di come internet può influenzare la svolta democratica. Gli eventi sono ancora in evoluzione in Iran, ma alcuni report dicono che internet ha già  vinto". La versione integrale dell'analisi di Labovitz è disponibile a questo link.

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