E' spesso facile trascurare di dare un'adeguta rilevanza alla
protezione di dati sensibili aziendali, ignorando i rischi e le problematiche a cui questo atteggiamento può portare.
Samsung Eletronics, in una ricerca basata su un campione di
4.500 lavoratori di
8 nazioni europee:
Francia,
Germania,
Italia,
Norvegia,
Polonia,
Spagna,
Svezia e
Gran Bretagna, ha messo in luce questa tendenza, forte in tutta Europa, ma soprattutto in Italia. Per l'esattezza, il 56% dei dipendenti dichiara di entrare in contatto con
documenti confidenziali lasciati sulle stampanti almeno una volta al mese, mentre il 51% del campione afferma di non conoscere le policy aziendali relative alla protezione dell'ambiente di stampa.
Dalla ricerca emerge come spesso la mancanza di attenzione non sia dovuta a
negligenza dei dipendenti, ma che siano le aziende stesse a non attuare
misure ad hoc. Oltre a materiali inerenti gli affari aziendali, sono le
informazioni sui dipendenti a non essere salvaguardate: l'indagine mostra come il 48% del campione afferma di essere entrato in contatto con
informazioni su colleghi, ad esempio promozioni, dettagli sugli stipendi e curriculum vitae attraverso documenti abbandonati sulle stampanti. Il 69% addirittura non associa l'idea che le stampanti registrano tutti i documenti in un hard drive e il 65% ignora che le stampanti di rete possono essere sottoposte ad hackeraggio come un tradizionale Pc.
Per quel che concerne l
'Italia, la ricerca di Samsung Eletronics mette in luce come il nostro Paese detenga diversi
record negativi in materia: innanzitutto solo 2 intervistati su 5 (40%) sono a conoscenza delle procedure e delle tecnologie per la protezione dei processi di stampa, il dato più basso di tutta Europa che si attesta su una media del 49%. L'Italia si posiziona anche in ultima posizione per l'attuazione di
procedure precauzionali per non diffondere informazioni sensibili: il 43% del campione ammette di lasciare documenti confidenziali incustoditi sulla vaschetta delle stampanti, dato nettamente superiore alla media europea (25%). Infatti, un terzo del campione (65%) dichiara di entrare in contatto con documenti confidenziali almeno una volta al mese, e di questi il 24% addirittura ogni giorno.
In Italia si riscontra, inoltre, una forte carenza in termini di educazione alla
protezione dei documenti confidenziali: meno del 30%, molto al di sotto della media europea (56%), dispone di restrizioni aziendali. Nel dettaglio il 43% ha accessi ristretti ai data drive, il 25% è sottoposto a policy restrittive per la disposizione di documenti al di fuori dell'ufficio, solo il 45% dispone di firmware (contro una media europea del 58%).
Lo scenario non cambia dal punto di vista dell'attenzione dei dipendenti alla
protezione delle proprie informazioni: ben il 43% ammette di non curarsi di recuperare immediatamente le stampe dei documenti personali o contenenti informazioni riservate.
In Europa la situazione è decisamente opposta con una media del 25%: il dato italiano è quindi il più alto, seguito dalla Gran Bretagna con il 28%. Fa eccezione il settore pubblico, che risulta essere più attento alla protezione dei documenti: "solo" il 17% degli intervistati dichiara di essere entrato in contatto con informazioni confidenziali, percentuale al di sotto della media europea (21%).
A livello di consapevolezza dei
rischi legati alla sicurezza It derivanti dall'ambiente di stampa, l'Italia si posiziona in linea con il resto d'Europa, con percentuali leggermente migliori, dove però i dati mostrano che c'è ancora molto da fare. Il 64% del campione non è a conoscenza che le stampanti aziendali registrano tutti i processi in un hard drive (contro il 69% dell'Europa) mentre il 61% non è a conoscenza del fatto che una stampante di rete possa essere attaccata da hacker al pari di un Pc (in Europa il 64%).