Tra le città europee più colpite dai virus informatici spiccano Roma al 3° posto e Milano al 4°, poco sotto al primato di Madrid. In un classifica in cui ci sono 18.616 PC infettati ogni giorno in Europa, con una crescita annua del 23%; l'Italia è al quarto posto. Questi sono alcuni dei dati emersi durante il convegno "
Crimini informatici: dal phishing alla pedopornografia tutte le insidie per gli utenti di internet", organizzato da
Assintel per aprire un confronto e una riflessione sul tema. Le nuove tecnologie e la web-society hanno aperto ampi scenari di partecipazione e di condivisione, ma contemporaneamente nuove opportunità legate ad attività criminose, osserva Giorgio Rapari, Presidente di Assintel. Furto di dati informatici, deterioramento dei siti internet, accesso e sabotaggio delle infrastrutture critiche sono oggi alcuni dei più diffusi computer crimes, mentre termini come malware, virus, spamming diventano giorno dopo giorno presenze costanti della nostra quotidianità . L'elemento caratteristico del cybercrime è la virtualizzazione del rapporto: la relazione non è più direttamente "fisica" ma è mediata dallo strumento informatico: si parla di "tecnomediazione", osserva Marco Strano, Presidente di ICAA; ed il processo avviene attraverso una localizzazione geografica spesso sovranazionale, complicando notevolmente le procedure investigative e comportando problemi di coordinamento fra magistrature e normative di differenti Stati, aggiunge Mario Piccinni della Guardia di Finanza. Fra i crimini informatici più diffusi in Italia, il phishing (furto di dati sensibili) sta assumendo una portata di prim'ordine, collegato ad organizzazioni criminose le cui basi più strutturate si trovano in Romania. Il furto impatta sia sugli utenti di home banking e Poste italiane, sia ormai anche sugli utenti di E-bay e delle aste on-line. Il processo si completa con il riciclaggio del denaro sottratto, attraverso l'utilizzo di correntisti italiani che - spesso ignari della criminosità dell'operazione - trasferiscono i fondi all'estero credendo di lavorare lecitamente per società finanziarie. L'accesso alla rete diviene così l'apice di un problema più ampio: la regolamentazione dell'utilizzo della tecnologia. In Italia il diritto penale dell'informatica si è sviluppato con una tendenza tecnofobo-moralista, osserva il Prof. Giovanni Ziccardi, che spesso non discerne fra strumento e suo utilizzo, fra gravità dei reati e adeguatezza della pena, fra diritto alla libera espressione e alla privacy e tendenza a porre freni e controlli. Tanto che si è depenalizzato il falso in bilancio, ma si persegue il ragazzino che scarica musica con il peer to peer.
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