Chiusi su Facebook i gruppi contro i bambini down

Tra i molteplici gruppi che ogni giorno appaiono su Facebook due in particolare hanno risvegliato lo sdegno della rete e dei cittadini comuni. Questa volta se la sono presa con i bambini Down. Le pagine non sono più online, ma lo shock resta.

Autore: Andrea Sala

àˆ sempre così, gli ignoranti se la prendono con i più deboli. Questa volta però sono andati troppo oltre e tutta la rete si è mobilitata, seguita a ruota da cittadini comuni e istituzioni.
Ma cosa è successo? Nell'occhio del ciclone ancora Facebook con i suoi scellerati gruppi. O meglio, la scellerata possibilità  che il sito offre agli onnipresenti idioti del web di aprire dei gruppi su un qualunque argomento. Gli iscritti lo sanno bene, questi gruppi di discussione nascono come funghi e spesso sono solo dei passatempo che mirano a strappare un sorriso.
Questa volta però è lo sdegno a farla da padrone, uno sdegno forte e profondo: due i gruppi coinvolti, "Deridiamo i bambini Down" e "Giochiamo al tiro al bersaglio con i bambini Down". Come se non bastasse gli iscritti aumentavano a vista d'occhio, solo parzialmente bilanciati da coloro che insultavano i creatori dei gruppi. Creatori che, a dimostrazione della loro vigliaccheria, si nascondevano sotto pseudonimi come "il signore della notte" e "il vendicatore mascherato".
Gli iscritti a Facebook hanno reagito subito creando dei gruppi antagonisti: "Facciamo chiudere il gruppo "DERIDIAMO I BAMBINI DOWN", CONTRO il gruppo ''GIOCHIAMO AL TIRO AL BERSAGLIO CON I BAMBINI DOWN'' e "I bambini down non sono un peso" sono solo alcune delle pagine nate per protesta. Da subito anche la Polizia Postale ha tenuto d'occhio i gruppi, lasciando anche un messaggio in bacheca.
Rapida la risposta anche dal mondo politico. Mara Carfagna, ministro per le Pari Opportunità , che ha stigmatizzato l'accaduto: "Un gruppo inaccettabile, non degno di persone civili, pericoloso. E, soprattutto, un reato. L'istigazione a delinquere, ovunque questa avvenga e in qualunque forma, è un reato e, di conseguenza, verrà  certamente perseguito dalla Magistratura. I responsabili stiano certi che saranno individuati e denunciati, che la Polizia postale sta facendo il massimo per togliere di mezzo questo gruppo".
Vista l'attenzione che stavano attirando, però, le pagine sono state chiuse, forse dagli stessi fondatori. Purtroppo in questi casi gli organi di giustizia italiani possono fare ben poco visto che i server di Facebook si trovano in Usa e la legge prevede di agire attraverso una rogatoria internazionale. Come ben sappiamo i tempi burocratici spesso impediscono la tempestività .
Dopo i gruppi che inneggiavano all'aggressore di Berlusconi e al "mostro del Circeo", ecco un'altra dimostrazione di inciviltà  e ignoranza. Non bisogna però generalizzare e puntare il dito contro la rete: la libertà  che offre è un patrimonio troppo prezioso da mettere in discussione. Quello che va fatto è trovare i responsabili e infliggere loro una punizione esemplare. Con la speranza che, almeno questa volta, la Giustizia agisca rapidamente.

Visualizza la versione completa sul sito

Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, acconsenti all’uso dei cookie.