àˆ sempre così, gli ignoranti se la prendono con i più deboli. Questa volta però sono andati troppo oltre e tutta la
rete si è mobilitata, seguita a ruota da
cittadini comuni e
istituzioni.
Ma cosa è successo? Nell'occhio del ciclone ancora
Facebook con i suoi scellerati
gruppi. O meglio, la scellerata possibilità che il sito offre agli onnipresenti
idioti del web di aprire dei gruppi su un qualunque argomento. Gli iscritti lo sanno bene, questi gruppi di discussione nascono come funghi e spesso sono solo dei passatempo che mirano a strappare un sorriso.
Questa volta però è lo
sdegno a farla da padrone, uno sdegno forte e profondo: due i gruppi coinvolti, "
Deridiamo i bambini Down" e "
Giochiamo al tiro al bersaglio con i bambini Down". Come se non bastasse gli iscritti aumentavano a vista d'occhio, solo parzialmente bilanciati da coloro che insultavano i creatori dei gruppi. Creatori che, a dimostrazione della loro vigliaccheria, si nascondevano sotto
pseudonimi come "il signore della notte" e "il vendicatore mascherato".
Gli iscritti a Facebook hanno reagito subito creando dei
gruppi antagonisti: "Facciamo chiudere il gruppo "DERIDIAMO I BAMBINI DOWN", CONTRO il gruppo ''GIOCHIAMO AL TIRO AL BERSAGLIO CON I BAMBINI DOWN'' e "I bambini down non sono un peso" sono solo alcune delle pagine nate per protesta. Da subito anche la
Polizia Postale ha tenuto d'occhio i gruppi, lasciando anche un messaggio in bacheca.
Rapida la risposta anche dal mondo politico.
Mara Carfagna, ministro per le Pari Opportunità , che ha stigmatizzato l'accaduto: "Un gruppo inaccettabile, non degno di persone civili, pericoloso. E, soprattutto, un reato. L'istigazione a delinquere, ovunque questa avvenga e in qualunque forma, è un reato e, di conseguenza, verrà certamente perseguito dalla Magistratura. I responsabili stiano certi che saranno individuati e denunciati, che la Polizia postale sta facendo il massimo per togliere di mezzo questo gruppo".
Vista l'attenzione che stavano attirando, però,
le pagine sono state chiuse, forse dagli stessi fondatori. Purtroppo in questi casi gli organi di giustizia italiani possono fare ben poco visto che i
server di Facebook si trovano in
Usa e la legge prevede di agire attraverso una
rogatoria internazionale. Come ben sappiamo i tempi burocratici spesso impediscono la tempestività .
Dopo i gruppi che inneggiavano all'aggressore di Berlusconi e al "mostro del Circeo", ecco un'altra dimostrazione di inciviltà e ignoranza. Non bisogna però generalizzare e puntare il dito contro la rete: la
libertà che offre è un patrimonio troppo prezioso da mettere in discussione. Quello che va fatto è
trovare i responsabili e infliggere loro una punizione esemplare. Con la speranza che, almeno questa volta, la Giustizia agisca rapidamente.
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