Entro 20 anni il cervello umano sarà  replicato su computer

Il progetto "Blue Brain" dell'Università  ebraica di Gerusalemme, presentato al convegno "The Brain Revolution", si propone di riprodurre il cervello umano su un supercomputer. Ciò permetterà  un approfondito studio dei meccanismi che ne regolano il funzionamento e causano le più gravi disfunzioni.

Autore: Andrea Sala

Al convegno "The Brain Revolution" - organizzato a Roma in occasione del 101° compleanno di Rita Levi Montalcini - il professor Idan Segev dell'Università  ebraica di Gerusalemme ha presentato il progetto "Blue Brain".
Si tratta di un'iniziativa che si propone di replicare su un supercomputer diversi tipi di cervelli esistenti in natura, uomo compreso. Si partirà  con l'encefalo del topo per passare a organi più complessi come quelli di gatti e scimmie. Per ultimo l'essere umano, dopo un lavoro la cui durata è stimata in vent'anni.
lo scopo del progetto è arrivare a capire i meccanismi che regolano il cervello, meccanismi che ancora sono sfuggenti e oscuri. Con la replica "informatica" dell'organo, infatti, gli studiosi intendono arrivare a fondo anche di ciò che causa le più gravi malattie neurodegenerative, vero tallone d'achille della medicina odierna.
E non è un caso che il progetto sia stato presentato al convegno "The Brain Revolution": il professor Segev, infatti, prevede "una vera e propria rivoluzione che sarà  probabilmente più importante di quella industriale e informatica". Lo studioso si riferisce alle nuove scoperte e ai progressi che ogni giorno spingono l'uomo sempre più avanti sulla strada della conoscenza, anche di sà© stesso.
Il processo di replicazione sarà  strutturato in più fasi: in primis verrà  ricreata la rete nervosa, poi le connessioni in essa presenti e, infine, l'attività  elettrica del cervello. Il supercomputer, il cui sviluppo è compito di IBM, sarà  incredibilmente complesso: la macchina, infatti, sarà  simile a quella utilizzata per la mappatura del DNA umano.
Ma il modello sarà  un organo in particolare? No, riferisce il professor Segev, sarà  un cervello "generico", quindi ancor più adatto a rappresentare i vari scenari che, ogni giorno, i neurologi si trovano davanti nella loro attività  lavorativa.

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