In un momento in cui di privacy si sente parlare parecchio, giunge un nuovo allarme.
A lanciarlo è l'
Electronic Frontier Foundation (Eff), l'organizzazione che si occupa di difendere i diritti e la libertà dei cybernauti su internet: secondo i risultati del
progetto Panopticlick, gli utenti lascerebbero tracce della loro navigazione attraverso i
browser utilizzati. L'iniziativa dell'Eff è nata per verificare l'
ipotesi che ogni browser lasci una sorta di "impronta digitale" unica ad ogni sito visitato.
Ebbene i risultati - che verranno presentati ufficialmente durante il
Privacy Enhancing Technologies Symposium (PETS 2010) di Berlino - ci mettono davanti ad una preoccupante realtà . Secondo l'Eff, infatti,
8 volte su 10 un sito web sarebbe in grado di tracciare un profilo "univoco" dei diversi internauti che lo hanno visitato. Ed è anche capace di riconoscere successivamente i netizen "noti", indipendentemente dal fatto che i cookie siano abilitati o meno. La percentuale di un'individuazione, poi, sale ulteriormente al
94% se sono presenti specifici
plugin, in particolare
Flash e
Java.
A rendere possibile tutto questo è la
combinazione di differenti configurazioni del browser e del computer, capaci di identificare in maniera univoca sia il
software, sia l'
utente che lo utilizza.
La ricerca è stata effettuata grazie a numerosi internauti volontari - oltre
900mila - sul sito di
Panopticlick. E proprio collegandosi a questo sito gli utenti possono trovare una serie di consigli utili per evitare che le informazioni relative alla loro
navigazione in rete possano essere "captate".
Oltre ai suggerimenti di Panopticlick per la conservazione dell'
anonimato in rete, gli internauti possono anche fare riferimento ad un documento, redatto dalla stessa Eff, in cui viene spiegato come la possibilità di risalire all'utente diminuisca grazie a particolari settaggi del browser.
Comunque l'impronta, a causa dell'utilizzo dinamico e continuo del software di navigazione da parte dell'utente, non è immutabile. Ma questo non basta a garantire l'anonimato: la
correlazione di impronta e indirizzo IP consente ad alcuni siti di generare dei
cookie che monitorano la navigazione dell'utente.
Il problema non si risolve dalle opzioni del browser, avverte l'Eff, occorre un approccio diverso:
è necessario ridisegnare completamente i software di navigazione, ponendo alla base di essi la
tutela della privacy di ogni singolo cybernauta.