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Eff, Internet ci identifica grazie al browser

Il progetto Panopticlick dell'Electronic Frontier Foundation, ha prodotto dei risultati preoccupanti: 8 utenti su 10 sono "riconosciuti" dai vari siti web. Come? Grazie alle tracce - configurazioni, plugin o cookies - che il nostro browser lascia dietro sà©. L'impronta digitale online esiste.

Autore: Redazione D.Life

Pubblicato il: 19/05/2010

In un momento in cui di privacy si sente parlare parecchio, giunge un nuovo allarme.
A lanciarlo è l'Electronic Frontier Foundation (Eff), l'organizzazione che si occupa di difendere i diritti e la libertà  dei cybernauti su internet: secondo i risultati del progetto Panopticlick, gli utenti lascerebbero tracce della loro navigazione attraverso i browser utilizzati. L'iniziativa dell'Eff è nata per verificare l'ipotesi che ogni browser lasci una sorta di "impronta digitale" unica ad ogni sito visitato. 
Ebbene i risultati - che verranno presentati ufficialmente durante il Privacy Enhancing Technologies Symposium (PETS 2010) di Berlino - ci mettono davanti ad una preoccupante realtà . Secondo l'Eff, infatti, 8 volte su 10 un sito web sarebbe in grado di tracciare un profilo "univoco" dei diversi internauti che lo hanno visitato. Ed è anche capace di riconoscere successivamente i netizen "noti", indipendentemente dal fatto che i cookie siano abilitati o meno. La percentuale di un'individuazione, poi, sale ulteriormente al 94% se sono presenti specifici plugin, in particolare Flash e Java.
A rendere possibile tutto questo è la combinazione di differenti configurazioni del browser e del computer, capaci di identificare in maniera univoca sia il software, sia l'utente che lo utilizza.
La ricerca è stata effettuata grazie a numerosi internauti volontari - oltre 900mila - sul sito di Panopticlick. E proprio collegandosi a questo sito gli utenti possono trovare una serie di consigli utili per evitare che le informazioni relative alla loro navigazione in rete possano essere "captate".
Oltre ai suggerimenti di Panopticlick per la conservazione dell'anonimato in rete, gli internauti possono anche fare riferimento ad un documento, redatto dalla stessa Eff, in cui viene spiegato come la possibilità  di risalire all'utente diminuisca grazie a particolari settaggi del browser.
Comunque l'impronta, a causa dell'utilizzo dinamico e continuo del software di navigazione da parte dell'utente, non è immutabile. Ma questo non basta a garantire l'anonimato: la correlazione di impronta e indirizzo IP consente ad alcuni siti di generare dei cookie che monitorano la navigazione dell'utente.
Il problema non si risolve dalle opzioni del browser, avverte l'Eff, occorre un approccio diverso: è necessario ridisegnare completamente i software di navigazione, ponendo alla base di essi la tutela della privacy di ogni singolo cybernauta.

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