Il
Garante per le Comunicazioni, l'
Agcom, ha recentemente diffuso una
lista di normative che regolamentano i
servizi audiovisivi online. Per capirci, stiamo parlando delle
Web TV, Web Radio e aggregatori di video, come
YouTube.
La serie di
norme sembra equiparare queste realtà
figlie della rete alle classiche emittenti televisive, con tutto quello che ne consegue:
fasce protette per i minorenni,
reponsabilità editoriale e altri obblighi che fino ad oggi il web sembrava aver schivato.
L'unica
distinzione fatta dal Garante è il
fatturato oltre il quale scatterebbero le normative: 100mila Euro, ossia un introito piuttosto basso che YouTube, ad esempio, sicuramente supera.
E dunque? Cosa succederà alle web TV che tutti conosciamo e visitiamo ogni giorno? Verranno introdotte - come non si sa - delle fasce orarie? E per il
copyright come la mettiamo?
Quest'ultima è senza dubbio
una delle questioni più spinose. Controllare tutti i contenuti pubblicati dagli utenti è virtualmente
impossibile per siti del calibro di YouTube, siti che, a leggere le norme, diventeranno
responsabili di tali contenuti.
Se ciò avvenisse sarebbe un
mezzo disastro per molti altri repository che si basano su un
approccio USG, ossia
User Generated Content.
O forse no.
Altri esperti di settore, infatti, fanno notare che dalle
19 F.A.Q. diffuse dall'Agcom vengono di fatto esentati "i servizi prestati nell'esercizio di attività precipuamente non economiche e che non sono in concorrenza con la radiodiffusione televisiva, quali i siti internet privati e i servizi consistenti nella fornitura o distribuzione di contenuti audiovisivi generati da utenti privati a fine di condivisione o di scambio nell'ambito di comunità di interesse".
L'esenzione di cui sopra sembra riferirsi ai
blogger e alle piccole realtà attive in rete. Ma c'è di più: l'Agcom prende in considerazione anche
la nazionalità di un particolare utente attivo su un sito di contenuti.
Se l'uploader non è in Italia, quindi, è escluso dalle normative incriminate. E lo stesso sembra valere per i siti con precise velleità di guadagno,
se le società che vi sono dietro non hanno sede legale sul suolo italiano.
Ecco che, per magia,
YouTube, DailyMotion e Vimeo, per citarne alcuni, hanno a disposizione una
scappatoia: Google Europa infatti ha sede in Irlanda, DailyMotion in Francia e Vimeo in Usa.
Tutti questi aspetti compongono un
quadro quantomeno confuso, quadro che non mette ordine nel "
selvaggio web" e che necessiterà di molte chiarificazioni ed emendamenti futuri.
La Legge, come al solito, in Italia arriva in ritardo e in forma ben lontana dall'essere definitiva.