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YouTube come la TV? Per l'Agcom è così...o forse no

Una nuova normativa varata dall'Agcom, normativa che sembra equiparare le web TV e gli aggregatori di video online alle Televisioni classiche, sta facendo discutere. Si accende il dibattito: YouTube è davvero da considerarsi come un'emittente TV?

Autore: Andrea Sala

Pubblicato il: 03/01/2011

Il Garante per le Comunicazioni, l'Agcom, ha recentemente diffuso una lista di normative che regolamentano i servizi audiovisivi online. Per capirci, stiamo parlando delle Web TV, Web Radio e aggregatori di video, come YouTube.
La serie di norme sembra equiparare queste realtà  figlie della rete alle classiche emittenti televisive, con tutto quello che ne consegue: fasce protette per i minorenni, reponsabilità  editoriale e altri obblighi che fino ad oggi il web sembrava aver schivato.
L'unica distinzione fatta dal Garante è il fatturato oltre il quale scatterebbero le normative: 100mila Euro, ossia un introito piuttosto basso che YouTube, ad esempio, sicuramente supera.
E dunque? Cosa succederà  alle web TV che tutti conosciamo e visitiamo ogni giorno? Verranno introdotte - come non si sa - delle fasce orarie? E per il copyright come la mettiamo?
Quest'ultima è senza dubbio una delle questioni più spinose. Controllare tutti i contenuti pubblicati dagli utenti è virtualmente impossibile per siti del calibro di YouTube, siti che, a leggere le norme, diventeranno responsabili di tali contenuti.
Se ciò avvenisse sarebbe un mezzo disastro per molti altri repository che si basano su un approccio USG, ossia User Generated Content.
O forse no.
Altri esperti di settore, infatti, fanno notare che dalle 19 F.A.Q. diffuse dall'Agcom vengono di fatto esentati "i servizi prestati nell'esercizio di attività  precipuamente non economiche e che non sono in concorrenza con la radiodiffusione televisiva, quali i siti internet privati e i servizi consistenti nella fornitura o distribuzione di contenuti audiovisivi generati da utenti privati a fine di condivisione o di scambio nell'ambito di comunità  di interesse". 
L'esenzione di cui sopra sembra riferirsi ai blogger e alle piccole realtà  attive in rete. Ma c'è di più: l'Agcom prende in considerazione anche la nazionalità  di un particolare utente attivo su un sito di contenuti.
Se l'uploader non è in Italia, quindi, è escluso dalle normative incriminate. E lo stesso sembra valere per i siti con precise velleità  di guadagno, se le società  che vi sono dietro non hanno sede legale sul suolo italiano.
Ecco che, per magia, YouTube, DailyMotion e Vimeo, per citarne alcuni, hanno a disposizione una scappatoia: Google Europa infatti ha sede in Irlanda, DailyMotion in Francia e Vimeo in Usa.
Tutti questi aspetti compongono un quadro quantomeno confuso, quadro che non mette ordine nel "selvaggio web" e che necessiterà  di molte chiarificazioni ed emendamenti futuri.
La Legge, come al solito, in Italia arriva in ritardo e in forma ben lontana dall'essere definitiva.

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