Come molti di voi ricorderanno si trascina ormai
dallo scorso gennaio il nuovo scontro tra
Apple e Microsoft. Il tutto è iniziato quando la prima ha cercato di
registrare presso l'Ufficio statunitense marchi e brevetti il termine composto APP STORE, scritto tutto in maiuscolo, che, a detta della casa, viene comunemente associato alla loro piattaforma online ed il suo utilizzo da parte degli avversari costituirebbe della concorrenza sleale.
Microsoft ha risposto a questa iniziativa citando Apple in giudizio, poichà© sostiene che il
termine sia troppo generico e di comune uso per poterne assegnare la proprietà ad un entità specifica, come dimostrerebbe la sua presenza negli store online di diverse aziende, ultima in ordine di tempo Amazon. C'è, però, da dire che tali aziende,
diciassette in totale, sono tutte state
citate in giudizio da Apple per l'utilizzo del termine. Ora
lo scontro si svolge a colpi di linguisti. Il primo è stato segnato da
Cupertino, che ha ingaggiato
Robert Lenoard, secondo cui "App Store" è riconosciuto nell'utilizzo comune come termine proprio del negozio di Apple e in quanto tale merita protezione.
Microsoft ha risposto con
Ronald Butters, il quale ha dichiarato: "
Il nome composto App Store indica semplicemente un negozio nel quale sono offerte in vendita app, che non è altro che una definizione generica della cosa in sà©". A sostengo della sua tesi ha anche citato l'utilizzo precedente ad Apple del termine, nel 2006/2007 da parte Salesforce, che aveva tentato inutilmente di brevettarlo come già fece un'altra azienda nel 1998.
E' stato anche sottolineato come
Steve Jobs stesso abbia
utilizzato il termine per riferirsi ai negozi concorrenti; dal canto suo la casa di Cupertino non ha mancato di far notare come anche
il nome del sistema operativo di Redmond non sia altro che un nome comune.