La maxi gaffe di
Google con il servizio
Street View ha sollevato un polverone e le polemiche sulla privacy sono sempre più insistenti.
Dal canto suo
BigG si è impegnato a collaborare con i governi di mezzo mondo, consegnando il consistente volume di dati raccolti dalle macchine incaricate di fotografare strade e città .
Durante uno di questi esami, condotto dall'
autorità francese CNIL, sono saltate fuori anche delle
password di ignari utenti,
frammenti di e-mail e altri
dati sensibili.
Queste informazioni sono rimaste "impigliate" nelle
scansioni ambientali di Google, scansioni che avrebbero poi permesso al colosso di sviluppare servizi basati sulla
geolocalizzazione.
Alex Turk, direttore del CNIL, ha dichiarato che, fra i dati, sono state individuate "informazioni che comprendono codici bancari e dati medici, password e stralci di messaggi e-mail". Peggio di così per Google non poteva andare.
Ma il CNIL è solo uno degli
organi governativi che hanno chiesto di esaminare i
dati di Google. Fra gli altri c'è anche il
garante della privacy italiano, che ha aperto un'istruttoria per valutare se esistono i presupposti per un'
eventuale azione legale contro Google.
Anche l'
Australia, la
Nuova Zelanda e diversi Stati della
UE hanno gli occhi puntati sul colosso americano e stanno passando al setaccio i dati raccolti nei rispettivi paesi.
Come se non bastasse, arrivano
brutte notizie anche dagli patria di BigG. Il procuratore generale del
Connecticut, infatti, ha annunciato il varo di una
maxi indagine sulla questione, indagine che verrà guidata proprio dal suo Dipartimento.
Con tutta probabilità la decisione è il frutto della
riunione a cui hanno partecipato ben
30 procuratori generali americani, per decidere un'azione collettiva.
Azione che pare essersi concretizzata nell'indagine di cui sopra: Google, nonostante la manifesta tranquillità e trasparenza, trema.