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Street View sotto accusa, indagini in tutto il mondo

Il caso Street View si complica. Mentre l'autorità  francese di sicurezza CNIL ha rilevato fra i dati personali anche delle password degli utenti, parte dagli Usa una maxi indagine che coinvolge numerosi Stati americani. Guai in vista per Google.

Autore: Andrea Sala

Pubblicato il: 22/06/2010

street-view-sotto-accusa-indagini-in-tutto-il-mond-1.jpgLa maxi gaffe di Google con il servizio Street View ha sollevato un polverone e le polemiche sulla privacy sono sempre più insistenti.
Dal canto suo BigG si è impegnato a collaborare con i governi di mezzo mondo, consegnando il consistente volume di dati raccolti dalle macchine incaricate di fotografare strade e città .
Durante uno di questi esami, condotto dall'autorità  francese CNIL, sono saltate fuori anche delle password di ignari utenti, frammenti di e-mail e altri dati sensibili.
Queste informazioni sono rimaste "impigliate" nelle scansioni ambientali di Google, scansioni che avrebbero poi permesso al colosso di sviluppare servizi basati sulla geolocalizzazione.
Alex Turk, direttore del CNIL, ha dichiarato che, fra i dati, sono state individuate "informazioni che comprendono codici bancari e dati medici, password e stralci di messaggi e-mail". Peggio di così per Google non poteva andare.
Ma il CNIL è solo uno degli organi governativi che hanno chiesto di esaminare i dati di Google. Fra gli altri c'è anche il garante della privacy italiano, che ha aperto un'istruttoria per valutare se esistono i presupposti per un'eventuale azione legale contro Google.
Anche l'Australia, la Nuova Zelanda e diversi Stati della UE hanno gli occhi puntati sul colosso americano e stanno passando al setaccio i dati raccolti nei rispettivi paesi.
Come se non bastasse, arrivano brutte notizie anche dagli patria di BigG. Il procuratore generale del Connecticut, infatti, ha annunciato il varo di una maxi indagine sulla questione, indagine che verrà  guidata proprio dal suo Dipartimento.
Con tutta probabilità  la decisione è il frutto della riunione a cui hanno partecipato ben 30 procuratori generali americani, per decidere un'azione collettiva.
Azione che pare essersi concretizzata nell'indagine di cui sopra: Google, nonostante la manifesta tranquillità  e trasparenza, trema.

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