La rivoluzione siriana raccontata in diretta da un nostro lettore

Dal 15 marzo scorso, data che ha segnato l'inizio dei movimenti di protesta in Siria, le forze di sicurezza del regime del presidente Bashar al-Assad hanno ucciso più di 450 persone, ferito e imprigionato migliaia di manifestanti.
Come già  è accaduto per Tunisia, Egitto, Iran, Marocco e Libia, sul web e in particolare su Facebook, proliferano gruppi e pagine a sostegno dei "giovani della rivoluzione siriana".
Il social network, infatti, è diventato una sorta di "diario" della rivolta, sul quale vengono postati anche numerosi video-testimonianza di ciò che sta accadendo: si tratta di uno dei pochi modi che la popolazione siriana ha per raccontare in maniera corretta e completa gli avvenimenti, senza la censura del governo.  
Nella giornata di oggi è stato proclamato un nuovo "venerdì della collera": cortei di protesta composti da migliaia di persone hanno sfilato per le strade di Homs e Daràa.
Le forze del regime, però, hanno reagito uccidendo e ferendo decine di manifestanti ed arrestando molti individui in entrambe le città .
Dall'inizio delle proteste, in tutta la Siria ed in particolare nelle città  di Aleppo, Hama, Lattakia, Banias, Jabla, Doma, Homs e Daràa (i maggiori centri in cui si è manifestato) sono migliaia le persone che sono state imprigionate o sono scomparse.
Nel frattempo, le pressioni internazionali nei confronti del regime di Damasco sono aumentate e i governi di Italia, Francia, Spagna, Germania e Gran Bretagna hanno deciso una convocazione coordinata degli ambasciatori siriani nei rispettivi Paesi.
Inizialmente, il popolo siriano aveva chiesto delle nuove riforme al fine di migliorare le proprie condizioni di vita, ma dopo la cruenta e sistematica repressione nei confronti dei manifestanti da parte del regime, la popolazione vuole che al-Assad e il suo governo lascino il potere.