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La rivolta in Libia passa attraverso internet

Anche in Libia è scoppiata la rivolta: nella giornata di sabato sono iniziate le proteste contro il colonnello Gheddafi. I manifestanti, come avvenuto in precedenza in Tunisia, Egitto, Iran e Marocco, hanno utilizzato internet per organizzare le rivolte.

Autore: Chiara Bernasconi

Pubblicato il: 21/02/2011

Dopo Tunisia, Egitto, Iran e Marocco ora è il turno della Libia: da sabato il Paese è in stato di assedio e la popolazione scende in piazza per protestare contro il regime del colonnello Gheddafi.
Come è accaduto in precedenza per le altre nazioni, anche in questo caso i manifestanti hanno utilizzato il web per organizzare le rivolte.
Su Twitter, alcuni utenti attivisti hanno spiegato come le sommosse siano "utili a rendere i libici più uniti". Uno di essi auspica che "esercito e commando facciano la scelta giusta".
Sembra tuttavia che il Governo libico, al fine di nascondere le notizie dei massacri ed impedire ai manifestanti di comunicare tra loro, abbia attivato un oscuramento parziale della rete, funzionante dalle ore 22 sino alle 5.30 del giorno seguente.
Vi sono però alcuni siti che rimangono inaccessibili anche dopo tale ora, come Facebook, YouTube, Twitter e Al Jazeera.
Il gruppo di attivisti Telecomix ha però messo a disposizione dei rivoltosi alcuni numeri da chiamare per poter accedere alla rete nonostante il blocco del Governo.
Su YouTube, attraverso il canale SaveLibia vengono trasmessi video con aggiornamenti circa le proteste. Secondo quanto dichiarato dagli stessi fondatori del canale, si tratta di un mezzo per "mostrare al mondo quello che sta succedendo in Libia. àˆ una delle poche vie di comunicazione che la Libia ha col mondo esterno e intendiamo mantenerlo attivo".
Sembra inoltre che un cittadino sia riuscito, attraverso la tecnologia di Google Maps, a georeferenziare tutti i focolai di protesta e le notizie riguardanti le vittime dei massacri.
L'ultima segnalazione risale alle ore 5.30 di questa mattina e racconta di rivoltosi feriti e uccisi nella Piazza Verde di Tripoli.

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